L'Editoriale

Sfiliamoci da chi spinge la guerra

Se anche Washington comincia a parlare sul serio di pace l’invio di nuove armi a Kiev la dice lunga su quanto siamo servi sciocchi della Nato.

Se anche Washington, che qualche responsabilità nella guerra tra Russia e Ucraina ce l’ha, comincia a parlare sul serio di pace, l’invio di nuove armi approvato ieri dal Governo Meloni la dice lunga su quanto siamo servi sciocchi della Nato.

Il conflitto, che ha fatto un regalo immenso all’economia di americani e cinesi, ammazzando l’Europa proprio mentre ci stavamo risollevando dal Covid, ormai è talmente pericoloso da rischiare di sfuggire a ogni controllo, pure alla Casa Bianca. Perché tutti i vantaggi che possono arrivare ai nostri competitor commerciali per le aziende europee strangolate dal prezzo del gas non compenseranno mai i costi e le incognite di una guerra atomica.

È ora di metterci un freno, insomma, e per questo Biden e Macron hanno avviato un percorso che magari non arriverà subito all’obiettivo, ma almeno mette per la prima volta sul tavolo la possibilità di ottenere una tregua e poi la pace. Questo deve fare la politica, e non l’esatto contrario, proseguendo con la strategia delle provocazioni e delle sanzioni verso uno solo dei belligeranti.

L’Ucraina, è chiaro, da Paese aggredito andava aiutata a non farsi travolgere in due giorni, ma dopo nove mesi e miliardi bruciati per armarla fino ai denti non ha più senso gettare altra benzina sul fuoco. Perciò l’Italia, che in tutta la vicenda si è dimostrata un ubbidiente esecutore di ordini presi altrove, doveva e può ancora cambiare rotta, sostenendo la Pace e non la guerra, con gesti saggi e concreti che sono tutto l’opposto dal riempire Zelensky di armi.