Se come dice il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a proposito del blocco navale illegittimo e al fermo altrettanto illegale della Flotilla da parte della marina israeliana, “il diritto internazionale è importante fino a un certo punto”, non c’è da sorprendersi delle esternazioni di altri autorevoli giureconsulti del suo stesso governo. Che negli ultimi giorni ha rivolto più appelli a fermarsi alla Flotilla che a Netanyahu per interrompere il genocidio.
Appelli degenerati in attacchi frontali agli attivisti italiani della missione, colpevoli di aver acceso un faro sui massacri israeliani a Gaza, smascherato la balla dei canali alternativi per recapitare gli aiuti umanitari (se esistono come mai i palestinesi, oltre che per le bombe, continuano a morire anche di fame?) e messo in controluce l’inerzia del nostro governo – a parte qualche parola di riprovazione – rispetto ai crimini del suo alleato. Un copione che, bloccata la Flotilla in mare, si ripropone adesso identico a se stesso contro le manifestazioni a terra. A cominciare dallo sciopero generale indetto per oggi da Cgil e Usb proprio in seguito all’attacco alla Global Sumud Flotilla da parte di Israele e della condizione in cui versa la popolazione civile di Gaza.
Al netto della decisione della Commissione di garanzia, che ha dichiarato “illegittimo lo sciopero senza preavviso”, contro la quale Landini ha annunciato ricorso (“Di fronte a violazioni costituzionali, la messa in discussione della salute e sicurezza dei lavoratori c’è la possibilità di fare lo sciopero senza il preavviso”, ha replicato il leader della Cgil), mentre Salvini prometteva l’ennesima stretta sui diritti dei lavoratori, Meloni non ha perso occasione di liquidare la questione con i soliti slogan: “Nulla per Gaza, solo disagi per gli italiani”, “non vogliono la pace ma il week end lungo”.
L’ennesima sgrammaticatura di una presidente del Consiglio – che da mesi schiva le domande (vere) dei giornalisti – sempre più allergica al dissenso, arrivata al punto di mettere nel mirino un diritto costituzionalmente garantito che sì, ha lo scopo di mettere in difficoltà il governo. Anche se, con il rifiuto di riconoscere la Palestina e la scelta di opporsi a qualunque sanzione contro il ricercato internazionale Netanyahu ha fatto da sola il grosso del lavoro.