L'Editoriale

Si torna al cacciavite di Letta

Niente da fare: il documento di programmazione economica vola basso. Non ci saranno nuove tasse (e ci mancherebbe! Chi ha più un euro per pagarne?) ma alla fine dalle nostre tasche mancheranno altri dieci miliardi. Il Governo canta vittoria a alla luce degli impegni europei era difficile fare di più. Ma c’è una domanda che dobbiamo farci, senza dare per scontato quello che ci dicono i grandi giornali dei poteri forti o pseudo tali: i vincoli europei sono un totem inviolabile? Possiamo andare incontro felici al resto del 2015 con una previsione di crescita da prefisso telefonico (+0,7%)? La verità è che il premier rottamatore sta mollando il piccone per recuperare il più comodo cacciavite lasciato da Enrico Letta per le piccole manutenzioni ai nostri conti. Così però non si cambia verso all’Italia. Manca quello shock di cui imprese e famiglie hanno più bisogno: un taglio drastico delle tasse e sforzi di fantasia. Una piccola idea? Una lotteria che sorteggi tra le aziende che assumono il primo anno di stipendio di tutti i nuovi occupati. Follia? Forse, ma senza essere un po’ folli e accontentandosi dello 0,7% di crescita da questa crisi non usciremo mai.