L'Editoriale

Siamo senza strategia economica

Chi gira un po’ il mondo si sente domandare spesso cosa sappiamo fare bene in Italia, a parte mangiare la pizza, guardare il calcio e convivere con la mafia. Il problema nasce se si tenta di smontare i luoghi comuni e sostenere che siamo ben altro. Affermare di essere campioni nel turismo è una finzione sin troppo grossolana. A parte Roma, Venezia e Firenze il resto del Paese è quasi inaccessibile, i musei non fanno sistema e i turisti – si sa – quando non ci rimettono l’orologio scippato per strada sono spennati come polli. Una volta avevamo un po’ d’industria, ma dopo aver coperto la Fiat di miliardi (nostri) l’abbiamo fatta andare all’estero con Renzi che ha pure applaudito. Allo stesso modo molti grandi gruppi sono espatriati o si sono asciugati per la crisi. I giganti pubblici per sopravvivere si fanno la guerra tra loro e le poche idee che si vedono propongono nuovi e più grandi carrozzoni, come nell’ultima ipotesi di fusione tra Anas e Ferrovie. Non pervenute invece le nuove tecnologie e la ricerca, dove non a caso i cervelli fuggono dall’Italia. In attesa di sentire un Governo che abbia una strategia economica vera per questo Paese.