L'Editoriale

Sopravvivere al bacio del Draghi

Sopravvivere al bacio del Draghi

Avessero avuto negli ultimi tre anni tanta attenzione su tv e giornali quanto quella degli ultimi giorni, i Cinque Stelle non avrebbero perso una bella fetta del loro consenso. Adesso però c’è aria di scissione, e allora pure la fiducia a Draghi passa in secondo piano. Una ventina di senatori M5S e altrettanti deputati non ce l’hanno fatta a dare il loro voto al regista delle privatizzazioni selvagge degli anni ‘90, e aderire a una stessa maggioranza con Berlusconi e i due Mattei che hanno pugnalato un premier galantuomo come Conte.

Con inconsueta rapidità, il Movimento ha già espulso 15 parlamentari di Palazzo Madama, e tutto fa pensare che accadrà lo stesso per Montecitorio. Alcuni di questi potrebbero confluire in nuovi gruppi, nella speranza che Alessandro Di Battista li guidi verso non si sa quale destino. Perciò i 5S hanno davanti una delle curve più pericolose di tutta la loro storia, e all’informazione mainstream non pare vero di potergli dare il calcio dell’asino.

Tutto il rancore accumulato verso l’unica forza politica estranea al sistema di potere che un buon giornalismo dovrebbe denunciare, invece di mangiarci insieme a tavola, è dilagato come un fiume in piena. Della pandemia, dei ristori, dei soldi europei chi se ne frega se si possono colpire al cuore gli odiati grillini, con tutto quello che rappresentano: la fine di mille privilegi, una spesa pubblica che non finisce sempre nelle stesse tasche ma aiuta gli ultimi con il reddito e le pensioni di cittadinanza, un’onestà che non ha pari in nessun partito, la fine di autentici scandali al sole come le concessioni autostradali, e l’elenco è ancora lungo.

Così questa informazione è complice di quel Paese peggiore a cui i Cinque Stelle dissidenti stanno dando – per quanto involontariamente – una mano. Perciò di offrire altri aiuti al sistema non c’è bisogno, e il Movimento farebbe bene a dare una chance ai suoi portavoce in crisi di coscienza di fronte a una prova per stomaci forti: il bacio del Draghi.