Scusate se ci torno per il secondo giorno di seguito, ma il brodino di Draghi spacciato per grande Riforma fiscale (leggi l’articolo) non lo posso digerire. Di fronte al momento storico che viviamo, ai miliardi messi con la pala nell’economia globale e all’incertezza per la ripresa della pandemia, un governo serio non può affrontare il tema delle tasse limitandosi a ridurre un’aliquota fiscale.
Le riforme vere sono il taglio e l’accorpamento delle imposte, o persino la Flat tax, non certo qualche euro a chi ha un reddito poco sopra la soglia della fame. Perciò siamo di fronte a una colossale occasione mancata, che solo una stampa di regime come la nostra può celebrare con la saliva vista ieri su molte tv e giornali. E dire che far di calcolo è abbastanza facile.
Quello che i titoloni descrivevano come un taglio delle tasse, in realtà è un aumento della pressione fiscale. Semplificando al massimo, l’ex bonus Renzi da 80 euro, portato a 100 da Conte, costava dieci miliardi. Ora invece la dotazione si ferma a sette. Dunque, altro che taglio delle tasse! Qui ci prendono per fessi e vogliono essere pure celebrati, quando in realtà ci lasciano sotto un cumulo di tributi che le imprese e i professionisti, con gli attuali chiari di luna, potranno onorare solo facendo nuovi debiti e sacrifici.
Un quadro che diventa ancora più insostenibile per i lavoratori dipendenti, che salutano in busta paga metà dello stipendio, mentre se non bastassero le spese che già ci stanno, ora ci morde pure l’inflazione. Dunque, con le tasse facessero quello che credono, ma non spacciassero per successo questo flop monumentale.