L'Editoriale

Sulla legalità la vera sfida inizia adesso

Archiviati i Referendum sulla Giustizia, non abbiamo fatto passi indietro ma nemmeno un passo avanti.

Archiviati i Referendum sulla Giustizia, non abbiamo fatto passi indietro ma nemmeno un passo avanti. I problemi restano enormi e i compromessi della ministra Cartabia non risolvono nulla: dalla lunghezza dei processi alle correnti che condizionano nomine e carriere.

Questioni che necessitano di una riforma vera, che in questi pochi mesi prima dello scioglimento delle Camere sarà dura realizzare, anche perché dopo il blitz della Lega, su mandato di Berlusconi, i rapporti tra politica e magistratura sono al livello più basso di sempre.

Alle destre a questo punto converrebbe rinviare tutto alla prossima legislatura, nella convinzione di vincere le elezioni e fare poi quello che gli pare, magari copiando il programma sulla legalità di Cetto Laqualunque. Ma un accordo adesso è necessario anche per non perdere i fondi europei del Pnrr subordinati a questa riforma.

Dunque la scelta non è solo tra l’uovo oggi e una gallina indigesta domani, ma tra salvare il salvabile e rinunciare a una montagna di soldi, oltre che lasciar fare a Berlusconi e soci chissà che porcheria già dall’anno prossimo.

Salvini dalle urne, anche per i Comuni, è uscito con le ossa rotte, come i 5 Stelle d’altronde, ma battersi fino alla fine, a muso duro, per apportare quante più migliorie, può essere l’ultima grande battaglia di una forza politica entrata nelle istituzioni al grido di “onestà”, per quanto ormai circondata da partiti che neppure si vergognano più di candidare gente che cerca i voti dei mafiosi, o dal Pd che ha affossato la riforma Bonafede e sul legame con le toghe soffre ancora di una struggente nostalgia.