L'Editoriale

Sulla stampa tira aria di regime

Mai come ora un’informazione pluralista è fondamentale. E non si può rinunciare a quella poca che resta.

Sulla stampa tira aria di regime

Con la nomina del nuovo Ad della Rai, arrivata ieri, e la probabile occupazione di tutti i palinsesti della tv pubblica con conduttori e autori fiancheggiatori delle destre, è possibile che gli italiani se la bevano ancora la favola del governo che sta con le piccole imprese, le partite Iva, i professionisti e chi aspetta gli aiuti promessi in campagna elettorale.

La stessa versione – che ci propinano ogni santo giorno le reti Mediaset e molti quotidiani – fa passare per statisti dei perfetti Robin Hood al contrario, come Salvini che vuole togliere il superbollo sulle auto da oltre centomila euro, dopo aver portato via col Reddito di cittadinanza quel poco che serviva a milioni di persone per sopravvivere appena.

Illuderci che il bianco per nero richiede però una narrazione quanto più possibile unica, cancellando le poche voci scomode, come sappiamo anche noi della Notizia, vista la fatwa che ci ha tirato addosso tanto Cologno quanto Viale Mazzini.

Solo così si può far passare, a scanso del ridicolo, che gli studenti universitari in tenda per protestare contro il caro-affitti siano degli agit-prop della sinistra, invece che dei ragazzi ancora capaci di protestare per il sacrosanto diritto allo studio.

Per questo, mai come ora un’informazione pluralista è fondamentale. E non si può rinunciare a quella poca che resta. Dunque, c’è da augurarsi che sia solo un’illazione la voce per cui rischia di chiudere Report. Ma con l’aria di regime che tira, teniamo a portata di mano le tende degli studenti, che potranno ancora servire davanti alle antenne di Saxa Rubra.