L'Editoriale

Sulla stampa un puzzo di marmaglia

Solo ieri, per dire, di intimidazioni gravi nei confronti della stampa ne abbiamo viste quattro.

Sulla stampa un puzzo di marmaglia

Quando un capo dell’opposizione non ha altra scelta che chiedere un giurì d’onore per far conoscere agli italiani una bugia detta dal Presidente del Consiglio al Parlamento, allora nel Paese non abbiamo una, ma ben due emergenze democratiche. Se la mossa di Giuseppe Conte punta a stabilire la legittimità del suo operato sul Mes, smontando la rappresentazione di fantasia fatta dalla Meloni non in un comizio ma nella sacralità delle assemblee di Camera e Senato (prima emergenza), il fatto che la bufala continui a dilagare allegramente dimostra che non abbiamo più un sistema dell’informazione minimamente degno di questo nome (seconda emergenza), ma la grandissima maggioranza delle televisioni e dei giornali raccontano quello che vogliono, sovvertendo sfrontatamente la realtà.

Tutto questo non accade da adesso, ma è adesso che sta diventando intollerabile e pericoloso. Infatti, esattamente al contrario di quello che la premier ha raccontato alla festa di Atreju, ventilando l’ipotesi di chissà quali attacchi mediatici alla sua maggioranza, sono le destre che stanno provando a spegnere le poche voci non allineate al potere. E questo è intollerabile, perché ci raccontino tutte le sciocchezze che vogliono sulle distanze acquisite col fascismo, ma le intimidazioni alla stampa furono l’anticamera del ventennio. E solo ieri, per dire, di intimidazioni gravi ne abbiamo viste quattro.

Eccole: 1) il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari ha minacciato querela al quotidiano Domani che ha pubblicato i documenti ufficiali di una sua consulenza ricevuta da un candidato al vertice di una società pubblica; 2) lo scrittore Roberto Saviano ha dovuto ricordare alla premier che le stesse parole usate ad Atreju su chi parla di mafia gli sono state già dette dai boss; 3) il ministro Francesco Lollobrigida, cognato della Meloni, ha definito la trasmissione Report “un nemico in casa” (vedi l’articolo a fianco). Insomma, invece di prendere nota dei rischi di sofisticazione alimentare rivelati dal programma della Rai, il responsabile dell’Agricoltura ha mandato questo avvertimento al conduttore Ranucci; 4) nella consueta trasparenza con i nostri lettori, metto tutti al corrente del diniego degli avvocati del ministro Matteo Piantedosi a non procedere in un’azione civile contro La Notizia, per una presunta diffamazione del capo del Viminale determinata dall’aver ricordato la sua definizione dei migranti “carico residuale”.

Quell’affermazione – ci viene contestato – era riferita solo ai naufraghi a cui veniva vietato di scendere dalla nave Sos Humanity1 a novembre dell’anno scorso al porto di Catania. Quindi accomunando in quell’espressione chi è morto a Cutro o chi morirà in futuro per effetto delle politiche del governo in materia, non avremmo aiutato i lettori a comprendere la drammaticità del problema – come volevamo – ma commesso un reato e per questo dovremo difenderci in tribunale.

D’altra parte, in tribunale ci ha già trascinato la Meloni solo per averle accostato un ex esponente di Fratelli d’Italia di Piacenza, poi condannato in primo grado per ‘ndrangheta. E dire che la giovane deputata Giorgia Meloni che ho conosciuto bene molti anni fa anziché attaccare un giornale per aver scritto cose vere avrebbe fatto la pelle a chi era finito poi in vicende tanto torbide. Evidentemente, dunque, dobbiamo prendere atto che di quella giovane così appassionata di politica e di legalità non è rimasto niente. E quando un Presidente del Consiglio e un mucchio di ministri, tra cui quello dell’Interno, attaccano a raffica i giornali… poi non si lamentino se attorno a loro cresce il puzzo della marmaglia fascista.