D’accordo che è Carnevale, ma l’ultimo annuncio del Governo sulla riduzione delle auto blu è uno scherzo che non fa ridere. Dopo anni di promesse, adesso sappiamo che le macchine pagate dallo Stato sono ancora 66mila e dopo la nuova stretta ne resteranno più di 21mila. C’è da portarci in giro a spese nostre un esercito di politici, portaborse e funzionari pubblici. Purtroppo non c’è crisi o spending review che regga. Il potere ha bisogno dei suoi simboli, e l’auto di servizio è il bollino di garanzia che si conta qualcosa. Così ogni battaglia per ridurre questo spreco – e il messaggio culturale che si porta dietro – è persa in partenza. Finché chi governa accetterà deroghe, chi per un motivo chi per un altro si terrà la sua bella automobile con autista. Dunque non ci sono soluzioni intermedie. O l’auto a spese della collettività si leva a tutti oppure continuiamoci pure a prenderci in giro. Non stupiamoci però se la bestia della spesa pubblica ha fame quanto e più di prima. Così come non possiamo stupirci se poi le tasse non scendono e la crescita senza investimenti produttivi resta al palo.
L'Editoriale