Ah quanto erano bravi i politici di una volta! Quelli sì che erano statisti, mica gli scappati di casa che stanno oggi al governo. Certo, i campioni della Prima Repubblica, da Andreotti a Craxi, ci hanno lasciato un Paese scassato e con un debito pubblico da paura, per non dimenticare – se non andiamo a ritroso fino a De Gasperi, Togliatti e Fanfani – che sono finiti quasi tutti con qualche problemino giudiziario, chi per mafia, chi per tangenti.
In questa fase storica, dunque, dobbiamo accontentarci di quello che passa il convento, anche se in mezzo ai nuovi barbari non ci sono solo apprendisti stregoni. Pensiamo a chi ha proposto per primo conquiste apparentemente impossibili, come il Reddito di cittadinanza o il Salario minimo.
Battaglie inimmaginabili senza grandi visioni e che ora sono in parte realtà e in parte obiettivo dell’Europa. Oppure confrontiamo i risultati dei leader che per l’establishment e i loro giornali al guinzaglio sono i capaci per antonomasia, tipo Renzi e Calenda per intenderci, che ci hanno promesso profondi cambiamenti, come la riforma costituzionale bocciata dagli italiani, mentre i 5 Stelle praticamente da soli tra breve ci permetteranno di ridurre concretamente il numero dei parlamentari e così far funzionare meglio le Camere, oltre che farci risparmiare milioni.
Politici di serie B, a sentire in tv certi soloni, ma che oltre a non rubare stanno facendo del loro meglio per raddrizzare le istituzioni, sotto un diluvio di false informazioni e le resistenze della casta. Una guerra persa senza il sostegno dei cittadini, a partire dal voto al referendum.