Vinte le elezioni a colpi di balle e promesse impossibili, ora le destre devono governare sul serio, e qui le cose si fanno più difficili. Il primo ostacolo sarà la Manovra economica per il prossimo anno, e non c’è bisogno dell’esordio in Consiglio dei ministri per sapere che servono decine di miliardi solo per l’ordinaria amministrazione, senza mettere mano a uno solo dei tanti impegni elettorali.
Dove prendere allora i soldi che mancano? L’unica idea che circola è far fuori il Reddito di cittadinanza, recuperando otto o nove miliardi, con i quali si risolve poco mentre si lasciano nella disperazione oltre tre milioni di persone, compresi anziani e bambini che le stessa Meloni ha promesso solennemente di continuare ad aiutare.
Nel frattempo si rilanciano i progetti più improbabili e costosi, dal ponte sullo stretto di Messina al taglio delle tasse. Tutti impegni spinti da lobby e amici degli amici. Così la fine di questa storia è già scritta: i poveri saranno rimessi a dieta per finanziare i soliti noti.
Di fronte a questo scenario, l’unico a farsi subito sentire è stato Giuseppe Conte, che ha promesso le barricate a difesa del Reddito di cittadinanza. Silenzio invece dal segretario del Pd, Enrico Letta, occupato a fare in fretta gli ultimi giochi di potere prima di lasciare la segreteria, tipo sistemare i futuri capigruppo e qualche fedelissimo. E poi ci si meraviglia che nelle aree del Paese più povere il Cinque Stelle siano stati i più votati, scavalcando destre e dem, insuperabili nel prendere e introvabili quando c’è da dare.