L'Editoriale

Un Governo da turarsi il naso

Un Governo da turarsi il naso

Scusate il mio animo insensibile, ma i discorsi di Mario Draghi ieri in Senato (leggi l’articolo) non mi hanno emozionato per niente, a differenza di quanto dichiarato a sprezzo del ridicolo dai molti parlamentari subito conquistati dal nuovo salvatore della Patria. Solo per titoli e senza cronoprogramma, gli obiettivi del premier restano vaghi, anche se questo non impedirà a gran parte della stampa italiana di dedicargli fiumi di bava.

Non bastasse l’incertezza sull’evoluzione della pandemia, questo governo su molte cose navigherà a vista, sulle onde agitate di una maggioranza divisa su tutto, con tanti miliardi da spendere e folle di pretendenti alla mangiatoia. Per questo motivo il lavoro più prezioso sarà controllare la destinazione dei soldi che ci darà l’Europa, vincolando le risorse a vere riforme e a una distribuzione non squilibrata territorialmente, ma equa in tutto il Paese.

A vigilare – si dirà – c’è Fratelli d’Italia, unico partito all’opposizione, ma non serviva l’ultima furbata dell’intergruppo parlamentare con la Lega e Forza Italia per svelare che quella della Meloni sarà solo una resistenza di facciata, buona per prendere i voti che il resto del Centrodestra perderà stando al governo.

Parallelamente, già da domani, una volta archiviata anche la fiducia alla Camera, riprenderà un’attività legislativa che deve affrontare le emergenze sanitaria, sociale ed economica, ma che potrà pure continuare il lavoro già avviato dall’Esecutivo di Giuseppe Conte a sostegno di una irrinunciabile transizione ecologica. Una scommessa per cui vale la pena di turarsi (e molto) il naso.