L'Editoriale

Un ministro da cartellino rosso

Le immagini di Napoli messa a ferro e fuoco dai vandali tedeschi stanno facendo il giro del mondo. Così come la fama del ministro Piantedosi.

Un ministro da cartellino rosso

Le immagini di Napoli messa a ferro e fuoco dai vandali tedeschi stanno facendo il giro del mondo. Così come la fama del nostro ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, che in pochi giorni è riuscito a prevedere gli incidenti, fare imbufalire ancora di più gli hooligans dell’Eintracht e poi non riuscire a organizzare un servizio di sicurezza efficace.

Roba che in un Paese normale era già partita la lettera di dimissioni, ma qui nemmeno gli 86 morti di Cutro sono un buon motivo per mollare la poltrona. Certo, c’è da dire che se il Tar non avesse dato ragione al club ospite, respingendo in un primo momento il divieto per i suoi tifosi di assistere alla partita, qualche testa calda avrebbe dovuto rinunciare per forza alla trasferta napoletana.

Ma visti i precedenti tra le due squadre, in ogni caso ieri sarebbe successo un pandemonio, e dunque un responsabile dell’ordine pubblico che si rispetti avrebbe messo due poliziotti alle calcagna di ogni farabutto diretto allo stadio San Paolo per violentare una città che di stupratori del patrimonio pubblico ne ha già a bizzeffe in casa propria. Per questo il maldestro tentativo di impedire la trasferta agli ultrà di Francoforte si aggiunge alla manifesta incapacità del ministro di schierare le forze sufficienti per impedire lo scempio di ieri.

Un disastro incontrovertibile, e che fa sorgere una domanda: ha senso sperare di battere l’imponente esercito russo, anche con le nostre armi, se poi nelle nostre città non sappiamo tenere a bada appena un migliaio di delinquenti trasvestiti da tifosi?