Donald Trump sognava il Nobel per la pace. Vincerà forse, il premio nobel per la tregua meno rispettata della storia: quella che ha lasciato scorrere sangue a Gaza mentre i suoi emissari brindavano alla “stabilità” e l’esercito israeliano continuava a bombardare Rafah. Ora il “pacificatore” è pronto a un nuovo spettacolo di forza. Secondo Wall Street Journal e Miami Herald, la Marina americana si prepara a colpire le basi del Cartel de los Soles in Venezuela: tre cacciatorpediniere, una portaerei, 4.500 soldati e 90 aerei da combattimento già schierati. Trump smentisce, ma Caracas chiede aiuto a Putin, alla Cina e all’Iran. È la sua diplomazia: negare l’evidenza per moltiplicare la paura.
Il presidente che si vantava di non aver iniziato guerre ha riscritto il concetto stesso di pace. La tregua, per lui, è solo una pausa utile per ricaricare le armi o ridefinire i confini della minaccia. Ha fatto della menzogna una tecnologia del potere: dalla “verità alternativa” alla guerra preventiva, tutto ciò che non serve alla propaganda semplicemente non esiste. È la sua America, dove i fatti valgono meno del volume della voce, dove l’ideologia si misura in decibel e le istituzioni si piegano al capriccio del leader.
Nel frattempo, il mondo paga il prezzo. I dazi che minacciano l’Europa e la Cina sono la versione economica dei suoi raid: colpire per costringere, ricattare per negoziare. Il dollaro come arma, la paura come dottrina. Il sistema internazionale è diventato un’estensione del suo ego: ogni crisi è un’occasione per ribadire che senza di lui non c’è equilibrio possibile, e che la potenza americana coincide con la sua vanità.
E da lontano, quasi in controluce, c’è Giorgia Meloni. Aveva creduto di potersi costruire un profilo da statista atlantica stando all’ombra di Trump, fingendo che bastasse sorridere accanto al più rumoroso dei presidenti per diventare importante. Oggi, mentre lui prepara un’altra guerra “preventiva” e il mondo trema, la premier italiana sembra la comparsa disciplinata della comitiva: la migliore amica del bullo del gruppo, e pure la più fedele.