In politica i colpi bassi sono la regola, ma quando c’è di mezzo un grave pericolo per il Paese tutti dovrebbero far quadrato, rinviando a un momento più opportuno le legittime divergenze di interessi e di opinione. Ricordiamo, solo per fare un esempio, come reagirono gli Usa agli attentati dell’11 settembre. Democratici e Repubblicani si strinsero attorno alla bandiera e scongiurarono altri episodi di quella portata. Oggi l’Italia si trova sul baratro di un’inedita procedura d’infrazione europea per eccesso di spesa, e proprio per la singolarità di un evento mai verificato prima è avventuroso prevederne gli effetti. Di sicuro però una tale prospettiva avrà un costo economico e sociale terribile, e dunque un atteggiamento responsabile dovrebbe convincere chiunque a giocare per il momento nella stessa squadra. Non esattamente quello che stiamo vedendo, con dichiarazioni al limite del grottesco dai partiti delle opposizioni – Pd e Forza Italia a pari demerito – arrivati a tifare persino per l’aumento dello spread. Per non parlare del terrorismo di alcune fantasiose proiezioni sul costo della Manovra messe in circolo sui social network, fino al tempismo della Banca d’Italia, arrivata a comunicare una stima in forte ribasso sulla crescita del Paese proprio mentre il premier e il ministro Tria tentavano di convincere la Commissione Ue dell’esatto contrario. L’unica responsabilità vista davvero è stata quella di Conte, Cinque Stelle e Lega a grattare fino all’osso la spesa, per rendere accettabile un compromesso con Bruxelles. Ma di altri patrioti s’è persa ogni traccia.
L'Editoriale