L'Editoriale

Un voto non fa primavera

Dopo aver detto peste e corna di qualunque cosa proposta dal Governo, ieri tutto il Centrodestra ha votato lo scostamento di bilancio. Nulla di eroico, sia chiaro. Se Salvini & C. avessero votato no, oltre ad essere certamente battuti in Parlamento, poi avrebbero dovuto inventare scuse più che robuste per giustificarsi con chi sta aspettando gli aiuti economici.

Bene, dunque, per il segnale che si è dato al Paese, e per aver ascoltato la “moral suasion” del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma nessuno si illuda che ieri sia nato un Governissimo, o qualcosa del genere, e che si possa tornare alle stagioni degli inciuci. La maggioranza resta una cosa, con la sua anima riformatrice e attenta come non mai al welfare e al sociale, così come l’opposizione di destra rimane tutt’altro, con le sue pulsioni liberiste e sovraniste. L’acqua e l’olio, insomma, impossibili da mischiare.

Per questo in futuro potranno esserci altri provvedimenti estremamente urgenti e necessari, sui quali sarà sacrosanto votare insieme e accelerare l’iter legislativo, ma per il resto non c’è da aspettarsi grandi collaborazioni, soprattutto quando finirà l’emergenza sanitaria e l’Esecutivo dovrà decidere se suicidarsi elettoralmente o mettere mano a battaglie storiche di Cinque Stelle e (a parole) del Pd, come il conflitto d’interessi, l’acqua pubblica, il salario minimo, la revoca di regali (tipo le autostrade) ai privati, e così via. Terreni sui quali la destra non si sogna di fare concessioni. E speriamo nemmeno i giallorossi.