L'Editoriale

Una giornata da dimenticare

Una giornata da dimenticare

In una giornata come quella di ieri, di cose di cui vergognarsi ce ne sarebbero molte. Una tra le tante la spiattella Abu Mazen all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. “Quello che Israele sta perpetrando non è una semplice aggressione, è un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità, documentato e monitorato, e sarà registrato nei libri di storia e nelle pagine della coscienza internazionale come uno dei capitoli più orribili della tragedia umanitaria del XX e XXI secolo”, ha detto il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), costretto a rivolgersi ai delegati in collegamento video, dopo che l’amministrazione Trump gli ha negato il visto negli Stati Uniti (altra vergogna).

Lo stesso trattamento non è invece toccato al presunto criminale ricercato dalla Corte penale internazionale Netanyahu – gli Usa non ne riconoscono la giurisdizione – che poco prima della partenza per New York, dove era atteso per il suo intervento (nella notte italiana), ne ha anticipato i contenuti mettendo le cose in chiaro: “Dirò la nostra verità, la verità sui cittadini di Israele, la verità sui nostri soldati e la verità sul nostro Paese. Denuncerò quei leader che, invece di attaccare gli assassini, gli stupratori e i massacratori di bambini, vogliono dare loro uno Stato nel cuore della Terra d’Israele. Questo non accadrà”. La pietra tombale sulla soluzione “due popoli, due Stati” (vergogna al quadrato), tanto sbandierata tra gli altri anche dal nostro governo.

Che deve aver vissuto come una liberazione il rifiuto opposto dalla Flotilla alla proposta della premier di scaricare gli aiuti umanitari per i palestinesi a Cipro. Non a caso, la Farnesina ha ribadito l’avviso ai naviganti: “L’iniziativa è sconsigliata. Chi la intraprende si assume in proprio tutti i rischi e sotto la sua personale responsabilità”. Del resto, come aveva spiegato il ministro Crosetto ieri mattina in Parlamento, l’Italia non potrà garantire la sicurezza della missione dal momento in cui entrerà “nelle acque di un altro Stato, che considera questa operazione quasi un atto ostile”. Peccato che le acque di cui parla il ministro siano quelle di Gaza, sulle quali Israele non ha alcuna giurisdizione. Un degno finale per una giornata da dimenticare. Iniziata male e finita peggio.