L'Editoriale

Una lezione orribile alla scuola

Una lezione orribile alla scuola

Una lezione orribile alla scuola

Cronache del regime che avanza. Dopo l’umiliazione del Parlamento ridotto a passacarte del governo, la proposta di riforma che depotenzia pure il Capo dello Stato, l’inasprimento delle pene – dai rave party agli ambientalisti – e da ultimo la legge bavaglio sulla stampa, ieri la polizia ha manganellato gli studenti che manifestavano vicino Palazzo Chigi. Uno spettacolo penoso, in mezzo alla folla indaffarata nelle spese natalizie. I ragazzi, che da settimane occupano alcuni licei della Capitale per difendere il diritto allo studio, non costituivano nessun pericolo per l’ordine pubblico. Ma a differenza di quelli di Atreju, dal nome della festa dei giovani di destra in cui è cresciuta Giorgia Meloni, non sono nati vecchi e inginocchiati alla premier.

Perciò si battono per una scuola con più mezzi, magari col tetto che non gli cada addosso e la lotteria degli insegnanti, che cambiano continuamente. Una scuola che permetta una formazione culturale e personale, e non un mero diplomificio per le braccia a buon mercato che servono alla produzione. Esattamente il modello dei nuovi licei tecnici pensati dalle destre, dove gli anni di studio scendono da cinque a quattro, e l’aula non è altro che l’anticamera dell’azienda, per cui prepara le competenze necessarie. E pazienza se tra qualche tempo le poche mansioni su cui si è stati formati saranno superate da altri processi produttivi. La nuova scuola è al servizio del guadagno, ma per tutte le altre la lezione è anche peggio, a colpi di manganello.