L'Editoriale

Una maturità sempre più difficile

Una maturità sempre più difficile

Che puzza di conformismo e di servilismo culturale dietro la santificazione a mezzo stampa dell’eccellentissimo Mario Draghi, il regista delle privatizzazioni selvagge degli anni ’90 (altro che santo!) incredibilmente dimenticate da gran parte dei nostri coraggiosi giornalisti, tanto abili – quando serve – a scovare i più minuscoli peli nell’uovo. E che amarezza immaginare in uno stesso Governo chi ha combattuto quel sistema e chi ne ha beneficiato, l’impeto ideale e riformista dei 5 Stelle e la conservazione dello status quo di conservatori e sovranisti.

Questo è il mondo che ci aspetta con l’incoronazione dell’ex presidente della Banca centrale europea, al quale da domani gli iscritti M5S dovranno decidere se dare o no il consenso dei loro portavoce in Parlamento. Una scelta non facile, perché lasciare Draghi a spartire con Lega, Forza Italia e Pd i duecento e passa miliardi dei fondi europei è la mossa politicamente più stupida che si possa fare.

La Notizia, pur essendo un giornale dichiaratamente militante contro le caste, a partire da quelle economiche e politiche, ha troppo rispetto per gli attivisti del Movimento per dire a chicchessia cosa fare, se fidarsi come si è sempre fatto (indovinando) del fondatore Grillo e di leader lungimiranti come Conte e Di Maio, oppure seguire quell’istinto che mai in passato avrebbe fatto dire sì a un Esecutivo con gli uomini di Berlusconi o dei due affidabilissimi Mattei.

Di inviti alla responsabilità, e di rospi da ingoiare (per quanto mai grandi come Draghi), se ne sono visti tanti, ma il voto sulla piattaforma Rousseau è la più grande prova di maturità (e di identità) per una collettività politica. L’Italia messa in ginocchio dalla pandemia ha bisogno della saggezza dei suoi cittadini, e al popolo M5S tocca l’onere di essere l’unica base elettorale a pronunciarsi.

E a spingere questa inedita soluzione di governo, oppure spedire la prima forza parlamentare sull’Aventino, mentre altri banchettano – c’è da scommetterci – con le pietanze offerte dal Movimento: dal Reddito di cittadinanza alle politiche ambientali ed energetiche sostenibili, dalla Giustizia alla riduzione delle diseguaglianze. Tutto questo vale meno di un Draghi premier?