E figuriamoci se non c’era un Berlusconi pure nello scandalo in Vaticano. Stavolta tocca a Paolo portare lo stemma di famiglia, in una storia dove le cene eleganti del fratello Silvio sembrano deschi per educande. Sugli intrighi di Palazzo, d’altra parte, la Santa Sede fa scuola da secoli. E il presunto corvo Francesca Chaouqui ha poco da imparare da Lucrezia Borgia. Tanto è abile la papessa – come si faceva chiamare – da uscire indenne persino da un’intervista a Ballarò che prometteva tuoni e fulmini, ma che alla fine è stata fiacchissima. Qui la pierre ha potuto dire di essere indignata per le accuse di coinvolgimenti sessuali da parte di mons. Balda, l’amico di famiglia, senza essere però chiamata a spiegare le sue più che esplicite conversazioni con lo stesso prelato. Di questa signora, che pure nello scandalo chiama confidenzialmente per nome Marco (Carrai) sottolineando le sue amicizie importanti, si scopre che tentava di fare pressioni sull’editore del Giornale. E seppure da qui a ricattare c’è una bella differenza, la Procura di Roma non ha perso tempo ad indagare l’altro Berlusca. Lucrezia Chaouqui Borgia colpisce ancora.
L'Editoriale