Se è vero che un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza e tre indizi sono una prova, vedere Renzi attaccare i magistrati come fecero Craxi e Berlusconi ci obbliga a farci una domanda: ma non è che sono anche i giudici uno dei problemi di questo derelitto Paese? La domanda è troppo complessa per pretendere come risposta un semplice sì o no. A Potenza è vero che la giustizia ha bloccato per anni enormi investimenti a fronte di procedimenti lenti e rarissime sentenze. Ma è anche vero che proprio la magistratura ha fatto emergere lo scambio di influenze tra i petrolieri della Total, il compagno dell’ex ministro Guidi e la stessa responsabile delle Attività produttive. Influenze intollerabili, tanto che Renzi ha subito accettato le dimissioni del ministro. Se però la politica fosse autorevole e chiara, capace di riunire attorno a un tavolo, pubblicamente, i soggetti interessati alle grandi opere, facendo assumere a ciascuno le proprie responsabilità, ecco che burocrazia e corruzione perderebbero ogni ragion di essere. Esattamente come i giudici che ingessano l’Italia o fanno carriera con processi mediatici e a teorema.
L'Editoriale