L'Editoriale

Una riforma contro il nepotismo

Questo Lupi non si è comportato da volpe e malgrado la debolezza dell’inchiesta che lo coinvolge (senza essere indagato) ha perso tempo a dare le dimissioni. In un’Italia dove il lavoro si trova solo con l’aiuto di papà, un ministro che segnala il figlio commette infatti un peccato tutt’altro che veniale. Soprattutto se fa parte di un Governo che ha fatto del riformismo la sua cifra distintiva. Riformare lo Stato non significa per l’appunto cambiarne alcune leggi, ma prima di tutto modificare certi nostri comportamenti. Il nepotismo, la raccomandazione, lo scambio di influenze sono atteggiamenti che in certe forme nemmeno attengono al codice penale. Questo però non vuol dire che siano politicamente (oltre che eticamente) accettabili. E proprio perché gli italiani non ce la fanno a perdere certi vizi (vedi l’ultimo rapporto sulle spintarelle nella pubblica amministrazione) ai politici è inevitabile chiedere più coerenza con quello che promettono. Perciò, prima ancora che per qualunque elucubrazione sugli equilibri della maggioranza, Lupi era indifendibile. Oggi lascia il Governo dicendo che così sarà più forte. Non ha torto.