L'Editoriale

Una speranza chiamata Movimento

Con l’avvicinarsi della manovra è ripartita la caccia al Reddito di cittadinanza. Niente di nuovo per i nemici di sempre – destra, associazioni industriali e giornali al guinzaglio – ma adesso a questo coro stonato si aggiungono esponenti di sinistra, come il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, che rianimati dal risultato delle Regionali vogliono riscrivere l’agenda di Governo. Sempre in questi giorni, tra l’altro, il beneficio che resta una delle bandiere dei Cinque Stelle scade per circa il 30% dei beneficiari, quelli che furono i più veloci a chiedere il sussidio.

A volte non ci si accorge come passa veloce il tempo, ma sono già 18 mesi che quasi un milione dei circa cinque milioni di poveri che abbiamo in Italia ha qualcosa per mangiare, vestirsi, pagare le più basilari cure mediche. Se per loro e poi per gli altri 2 milioni che si sono aggiunti successivamente ci sarà ancora un gancio in mezzo al cielo dipenderà esclusivamente dalla tenuta del Movimento, ora più che mai sotto assedio. Oltre agli avversari esterni, a metterlo in pericolo si sono aggiunti i mal di pancia interni, che ormai fanno temere persino una scissione.

Questa sarebbe una tragedia, non tanto per tutti gli eventuali pezzi di un Movimento che difficilmente saprebbero spiegare agli elettori un tale epilogo, ma soprattutto per le riforme fatte, che sarebbero spazzate via in quattro e quattr’otto, e presto non rimarrebbe niente dell’immenso processo di modernizzazione del Paese che è stato così faticosamente avviato.

Una tragedia buffa, perché i partiti che vanno in malora sono quelli che non mantengono gli impegni, mentre i 5S hanno fatto in due anni tante di quelle cose da dover essere osannati dai propri elettori. Un riconoscimento che non c’è per un motivo niente affatto difficile da comprendere: a meno di fare gli inconfessabili scambi di sempre, cambiare l’Italia costa in termini di consenso, e se si salda tutto il sistema – destra, sinistra, poteri finanziari, giornali e tv, burocrazie – solo una difesa a testuggine può avere qualche piccola speranza di sopravvivere. E oggi il Movimento è tutt’altro che una testuggine. E se cederà trascinerà con se la speranza di milioni di persone.