L'Editoriale

Una tavola apparecchiata per i clan

Cgil e Uil scenderanno in piazza contro la riforma degli appalti che apre un’autostrada alle infiltrazioni mafiose nelle opere pubbliche.

Una tavola apparecchiata per i clan

C’è vita nei sindacati: Cgil e Uil scenderanno in piazza contro la riforma degli appalti che apre un’autostrada alle infiltrazioni mafiose nelle opere pubbliche. Una scossa che però chiude qui l’angolo delle buone notizie. Il governo, infatti, non vuole sentirne di rimettere un argine, nella foga di velocizzare gli investimenti e non perdere i soldi del Pnrr.

Così cadono nel vuoto gli allarmi dell’Autorità Anticorruzione, e di quelle poche forze politiche che fanno sul serio la lotta alla mafia, al contrario di chi abbonda in dichiarazioni di facciata e poi apparecchia la tavola ai clan. Togliere di mezzo le gare per assegnare pozzi di denaro risveglierà all’istante quei metodi delinquenziali che in vaste aree del Paese non sono mai spariti.

Metodi che però, in molti casi, si sono dovuti ridimensionare per i paletti introdotti dal legislatore dopo il sacrificio di decine di servitori della Repubblica, che hanno pagato con la vita i loro No alle imprese chiacchierate, se non palesemente di famiglie criminali. Un muro che di fatto era stato già abbassato, al punto che moltissimi affidamenti da tempo passano in deroga.

Ora che questo modello diventerà sistema, a meno di improbabili ripensamenti nell’iter parlamentare, le ditte di comodo, i subappalti e tutte le forniture delle pubbliche amministrazioni torneranno ad essere terreno di conquista per chi sa utilizzare argomenti che non si possono rifiutare. L’ennesimo passo indietro verso gli anni più neri, che ci fa fare un governo incapace di altro se non navigare a vista.