Anche chi non ha la tv o un solo conoscente a Gerusalemme e in Palestina da ieri sta facendo i conti col disastro in Israele. I venti di guerra che incrociano l’Ucraina, i colpi di Stato in Africa e ora il Medio Oriente hanno fatto già schizzare il prezzo del gas, la speculazione finanziaria e lo spread del nostro debito pubblico. Un trend che si annuncia parallelo all’escalation militare, sulla quale l’Occidente sembra ingessato sulla strategia bellicista che vediamo senza benefici da oltre un anno e mezzo nella guerra tra Mosca e Kiev. Anzi!
Pure in Italia c’è chi auspica una dura vendetta contro Hamas, con un’invasione da terra che costerà moltissime vite, comprese quelle degli ostaggi usati come scudi umani a Gaza. Dopo l’orrore dell’attacco terroristico sul territorio israeliano, la pretesa della legge del taglione – occhio per occhio – è più che comprensibile, ma non offre via d’uscita a un conflitto che si sta allargando su scala planetaria. Per questo adesso più che mai è urgentissimo cambiare registro, investendo su una nuova diplomazia globale piuttosto che sugli arsenali militari.
Alla pace, insomma, non c’è più modo di arrivare su singoli scacchieri, perché in ogni teatro di battaglia troviamo più o meno esposti sempre gli stessi attori: la Nato, i russi direttamente o con la milizia Wagner, l’Iran, la Turchia, il fondamentalismo islamico. Perciò tappare un buco lasciando aperti gli altri non serve. E anche se parlare di Pace sembra fuori moda, non ci sono altre vie se non quelle che portano verso una nuova guerra mondiale.