Mentre il prezzo del gas viaggia su livelli senza giustificazione, se non quella di un mercato incontrollato, ieri la banca centrale americana ha accelerato la stretta monetaria, mandando in tilt le Borse, con quella italiana particolarmente depressa per effetto di una speculazione in atto contro il nostro Paese.
Dunque, oltre a dissanguarci per le sanzioni alla Russia provocate da una guerra innescata e alimentata da Washington, ci prendiamo dagli Stati Uniti un’altra batosta, con l’aggravante che agli Usa frega niente dell’energia di Mosca, dato che hanno altre fonti.
Ovviamente la reazione del Vecchio Continente al guinzaglio della Casa Bianca è come sempre inerme, manco fossimo una colonia buona solo a comprare armi o a piegarci alla politica a stelle e strisce, rimasta alla visione unilaterale di fine del secolo scorso.
Certo, di fronte all’economia di interi Stati che rischia di fermarsi per mancanza di carburante, i leader Ue stanno organizzando una riunione d’emergenza, pure qui però con calma olimpica, fissandola tra una settimana o due.
L’idea di mettere un tetto al prezzo del gas, si sa che non piace a tutti, e dunque il problema può attendere. Così come attendiamo che le nostre partecipate pubbliche dell’energia versino la quota degli extraprofitti miliardari stabilita dal governo, con cui compensare le bollette stratosferiche di famiglie e imprese.
Versamenti che non si vedono, mentre Draghi si lamenta ma poi non fa nulla di concreto. Meglio non disturbare troppo gli Usa. E nemmeno l’Eni.