Nel Paese degli azzeccagarbugli giuridici, del toglieteci tutto ma non i diritti acquisiti, dei politici diventati casta, i sacrifici vanno bene se però a farli è qualcun altro. Una regola che non poteva sfuggire al taglio dei vitalizi per i parlamentari, a parole consapevoli di aver goduto per decenni di un privilegio sfacciato, ma poi nei fatti indisponibili a rinunciarci. Nonostante gli impegni solenni presi dai partiti, una pattuglia di ex deputati assistiti dall’avvocato ed ex collega a Montecitorio Maurizio Paniz ha fatto ricorso contro il taglietto, cioè il contributo di solidarietà deciso per gli assegni sopra i 70mila euro l’anno. I nomi di questi irriducibili del vitalizio fino a ieri erano rimasti riservati, nonostante a loro dire la battaglia che stanno combattendo non sia per il vile denaro bensì per una questione di principio. Decurtare le somme pagate dalla Camera per gli anni del loro duro lavoro è stato un cedimento al populismo, asseriscono con lo stesso tono di chi sta offrendo il petto al fuoco nemico per far prevalere la libertà sulla tirannia. L’emblema di un Paese dove a fare ricorso non si sbaglia mai. E c’è sempre un codicillo più forte del buonsenso.
L'Editoriale