Elezioni comunali, Conte prudente sulle alleanze col Pd

I partiti scaldano i motori in vista delle elezioni comunali del 14 e 15 maggio. In ballo ci sono 18 capoluoghi di provincia.

Elezioni comunali, Conte prudente sulle alleanze col Pd

A pochi giorni dalle regionali in Friuli Venezia Giulia, i partiti politici hanno già iniziato a lavorare in vista delle elezioni comunali previste per il prossimo 14 e 15 maggio. Una partita fondamentale che coinvolge 791 Comuni, di cui 108 con popolazione superiore ai 15mila abitanti, e a cui prenderanno parte poco più di 6 milioni di italiani.

I partiti scaldano i motori in vista delle elezioni comunali del 14 e 15 maggio. In ballo ci sono 18 capoluoghi di provincia

Scontro che metterà in ballo 18 capoluoghi di provincia ossia Ancona, Brescia, Brindisi, Catania, Imperia, Latina, Massa, Pisa, Ragusa, Siena, Siracusa, Sondrio, Teramo, Terni, Trapani, Treviso, Udine e Vicenza. Come accade ormai da tempo il Centrodestra si presenterà unito pressoché ovunque mentre nel Centrosinistra la situazione è davvero ingarbugliata tanto che Movimento 5 Stelle e Partito democratico al momento sono riusciti ad accordarsi soltanto in quattro capoluoghi, ossia Teramo, Brindisi, Catania e Pisa.

L’idea di un’alleanza tra M5S e Pd sui territori non è tramontata ma è possibile solo se il programma è condiviso

Ancora aperta la partita per Latina, Siracusa e Terni, dove Elly Schlein e Giuseppe Conte da tempo dialogano per provare a capire se esiste la possibilità di un’alleanza oppure se è meglio dividersi come deciso negli altri capoluoghi in ballo. Si tratta di una bella gatta da pelare perché i due leader sanno bene che soltanto uniti hanno buone possibilità di battere Giorgia Meloni & Co. Proprio per questo tanti si stanno domandando come mai, anche dopo l’addio di Enrico Letta che ha fatto carte false per mandare a monte l’alleanza progressista, sia ancora tanto difficile trovare un accordo.

Una prima risposta non può che dipendere dal fatto che il nuovo corso della Schlein stenta a decollare e al momento appare fondato su una serie sterminata di “vorrei ma non posso” che sembrano dimostrare come il Partito democratico non abbia le forze per cambiare e rinnovarsi. Non meno importante c’è la constatazione che, sempre a parole, la segretaria dem sta facendo proprie numerose battaglie identitarie del M5S.

Questo punto, particolarmente evidente su diritti civili, lavoro e Ambiente, da un lato avvicina i due partiti ma dall’altro rischia di renderli troppo simili agli occhi dell’elettorato. Per non parlare del fatto che la neo segretaria del Pd sta ancora provando a plasmare il partito a sua immagine e somiglianza e ammesso ci riesca, avrà bisogno di molto tempo per ottenere qualche cambiamento sensibile nei territori. Ed è proprio questo uno dei punti di maggiore frizione tra le due forze politiche come ha spiegato il 25 marzo il leader pentastellato: “In ogni realtà valutiamo contenuti e programmi per allargare il perimetro a eventuale coalizione. Non lo stabiliamo aprioristicamente”.

Conte: “Siamo aperti a tutte le forze che hanno a cuore il territorio”

“Siamo aperti a tutte le forze che hanno a cuore il territorio a tutte le forze che hanno a cuore lo sviluppo sociale e una crescita economica nel segno dello sviluppo sostenibile con tutela dell’ambiente, preservazione della biodiversità ed economia circolare. Vedremo chi c’è e vedremo di costruire un progetto serio” ha aggiunto Conte precisando che per poter arrivare a un’alleanza, non si può usare il metodo Letta che partiva dai nomi ma si deve iniziare a discutere dei programmi.

Insomma una differenza sostanziale che, però, al momento appare fantascienza. Eppure quando si lavora con questo metodo i risultati non tardano a venire. A darne prova è l’intesa raggiunta a Catania con l’intesa su un programma comune tra M5S e Pd durante dei “tavoli progressisti”. Raggiunto questo accordo non è stato difficile individuare una persona gradita a entrambe le forze politiche e che saprà tenere ben salda la coalizione.

Si tratta del presidente della comunità di Sant’Egidio di Catania, Emiliano Abramo, che sarà supportato dai pentastellati, dai dem, da Sinistra italiana e da Europa verde. Un accordo e un candidato che hanno già mandato in confusione il Centrodestra che sta facendo non poca fatica a rispondere tanto che Fratelli d’Italia starebbe spingendo per l’ex assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza mentre la Lega vorrebbe candidare Valeria Sudano.