Elezioni del presidente della Repubblica, come funziona la votazione per nominare il nuovo capo dello Stato?

Elezioni del presidente della Repubblica, come funziona. Ecco tutti i passaggi tecnici e necessari per eleggere il nuovo capo dello Stato.

Elezioni del presidente della Repubblica, come funziona: si avvicina il giorno tanto attesa per conoscere il successore di Sergio Mattarella. Le sedute inizieranno lunedì 24 gennaio 2022.

Elezioni del presidente della Repubblica: l’attesa sta per finire

L’attesa sta per finire. Lunedì 24 gennaio 2022, gli italiani scopriranno chi sarà il nuovo presidente della Repubblica. L’elezione avverrà con il Parlamento in seduta comune, a cui si aggiungeranno i rappresentanti delle Regioni. Non saranno chiamati dunque tutti gli italiani a scegliere il capo dello Stato ma i cosiddetti grandi elettori.

Come funziona l’elezioni del presidente della Repubblica

Per eleggere il presidente della Repubblica, la Costituzione italiana prevede che il Parlamento sia convocato in seduta comune. Ad eleggerlo saranno i 1.009 grandi elettori315 senatori, a cui si aggiungono i 6 senatori a vita630 deputati e 58 delegati regionali, 3 per ogni Regione, ad eccezione della Valle d’Aosta che ne ha 1.

Quanti scrutini sono necessari?

Per eleggere il presidente della Repubblica è necessario raggiungere nei primi tre scrutini il quorum dei due terzi dei componenti dell’Assemblea, vale a dire 673 voti. Dal quarto scrutinio in poi, basterà raggiungere la maggioranza assoluta dei votanti, quindi 505 su 1.009. Terminata la votazione, si procede allo spoglio delle schede, che vengono lette dal presidente della Camera con accanto quello del Senato. Quindi i segretari procedono al computo dei voti e il presidente proclama poi il risultato. 

Dopo la proclamazione del risultato, il nuovo presidente della Repubblica non entra immediatamente in carica ma dovrà procedere al giuramento e all’insediamento.

Cosa avviene dopo la proclamazione

Dopo avere giurato, il nuovo presidente della Repubblica dovrà prima parlare al Parlamento in seduta comune e poi recarsi all’altare della Patria per rendere omaggio al milite ignoto. L’ultimo atto formale sarà quello di andare al Quirinale, dove avviene il passaggio di consegne con il predecessore.