Elezioni presidenziali in Romania: l’ultradestra di Simion vola al primo turno, ma servirà il ballottaggio

Elezioni presidenziali in Romania: l’ultradestra di Simion vola al primo turno ottenendo il 40% dei consensi, ma servirà il ballottaggio

Elezioni presidenziali in Romania: l’ultradestra di Simion vola al primo turno, ma servirà il ballottaggio

Le elezioni presidenziali in Romania segnano una svolta storica con l’exploit dell’ultradestra sovranista, ma il verdetto definitivo arriverà solo al ballottaggio del 18 maggio. George Simion, leader del partito AUR (Alleanza per l’Unione dei Romeni), ha conquistato oltre il 40% dei consensi, distaccando nettamente il suo avversario, il centrista Nicusor Dan, sindaco di Bucarest, fermo attorno al 21%.

Il risultato del primo turno delle elezioni conferma un netto spostamento a destra dell’elettorato romeno, sempre più distante dai partiti tradizionali. Simion ha capitalizzato il malcontento popolare con una campagna elettorale nazionalista, anti-establishment e carica di simboli patriottici, che ha fatto breccia non solo in patria, ma anche tra i romeni residenti all’estero. In particolare, il leader sovranista ha stravinto in Italia, Spagna e Germania, territori da sempre considerati roccaforti del voto moderato e filo-occidentale.

A sorprendere è stato anche il crollo di Crin Antonescu, candidato sostenuto dai principali partiti di governo (PSD e PNL), rimasto escluso dal ballottaggio nonostante le ingenti risorse investite e una solida rete territoriale. Ora i suoi elettori rappresentano l’ago della bilancia: né Antonescu né i vertici dei due partiti hanno dato indicazioni di voto, lasciando agli elettori la scelta tra due visioni diametralmente opposte di Romania.

Elezioni presidenziali in Romania: due visioni opposte per il futuro del Paese

Il prossimo presidente della Romania sarà chiamato a delineare la posizione geopolitica del Paese in un momento delicato. Simion, descritto dai suoi sostenitori come “il Trump della Romania”, propone un’agenda ispirata al modello MAGA statunitense. Nonostante si dichiari formalmente a favore della NATO, ha già annunciato di voler ridurre il coinvolgimento della Romania nel conflitto in Ucraina, invocando una soluzione negoziata e un taglio agli aiuti militari. Ostile all’Unione Europea, che accusa di minare la sovranità nazionale, Simion ha promesso di nominare come primo ministro Calin Georgescu, ex candidato escluso e attualmente sotto indagine per presunti legami con Mosca.

Al contrario, Nicusor Dan, sostenuto da Renew Europe e dall’USR, si presenta come baluardo della Romania occidentale, democratica ed europea. Ha definito il ballottaggio “uno scontro tra due idee di Paese”: una Romania aperta e moderna contro una Romania chiusa, reazionaria e nostalgica.

Un voto che pesa su Europa e NATO

Il secondo turno delle elezioni presidenziali Romania non sarà solo un confronto tra due personalità, ma una decisione cruciale per il posizionamento del Paese nello scacchiere internazionale. La Romania, membro strategico della NATO per il controllo del Mar Nero e il sostegno all’Ucraina, potrebbe diventare il primo Paese europeo a passare da una linea filo-occidentale a una sovranità illiberale guidata da un fronte nazional-populista.

Come ha dichiarato il politologo Sergiu Miscoiu, una vittoria di Simion potrebbe rappresentare un “disastro per l’Europa e per l’Alleanza Atlantica”. Il rischio, secondo gli osservatori, è che Bucarest segua la strada tracciata da altri governi populisti dell’Est Europa, mettendo in discussione l’unità dell’UE e la coesione della NATO in un momento critico per la sicurezza regionale.

Tutto è ora nelle mani degli elettori romeni. Il 18 maggio, la Romania deciderà se voltare pagina in direzione di un nazionalismo radicale o rafforzare il proprio legame con l’Occidente.