Elezioni regionali in Lombardia, fumata nera sui candidati

Il solito Pd in Lombardia decide di non decidere. L'eurodeputato Pierfrancesco Majorino non scioglie la riserva.

Alla fine hanno deciso di non decidere. La direzione regionale del Pd avrebbe dovuto deliberare sul nome o almeno sul percorso dei Dem per le prossime elezioni regionali in Lombardia si è chiusa senza nemmeno mettere al voto una rosa di papabili. Nulla.

Il solito Pd in Lombardia decide di non decidere. L’eurodeputato Majorino non scioglie la riserva

Eppure si arrivava con la candidatura ufficializzata di Pierfrancesco Maran, disponibile a correre per la presidenza della Lombardia e anche a confrontarsi con gli altri nomi in campo per le primarie, l’ex sindaca di Crema Stefania Bonaldi e il capogruppo in Consiglio regionale Fabio Pizzul.

Oltre a loro in assemblea sono usciti i nomi dell’eurodeputata Irene Tinagli – che già da maggio esclude categoricamente la sua disponibilità a candidarsi per il Pirellone e che i bene informati indicano come irremovibile dalla sua decisione – della capogruppo in Senato Simona Malpezzi e di Pierfrancesco Majorino (nella foto). Ma è solo Majorino il vero nodo della contesa.

Per i dirigenti regionali l’eurodeputato ed ex assessore avrebbe dovuto essere già ieri sera la chiave di volta per evitare le primarie e presentare ai partiti di coalizione un nome su cui convergere senza perdere altro tempo. Majorino tra l’altro potrebbe essere un nome gradito anche dal Movimento 5 Stelle che continua a stare alla finestra in attesa di indicazioni da Roma.

Lui stesso nella giornata di ieri aveva chiarito di pensare “seriamente” a una sua candidatura solo se fosse servita a “sciogliere la situazione” e se non fosse stato un ulteriore problema. Inoltre i partiti della coalizione hanno fatto sapere di non essere interessati alle primarie e di ritenerle anzi una perdita di tempo mentre tutti gli altri sono già in piena campagna elettorale. La pacificazione però non c’è stata e alla fine, ancora una volta, si è deciso di non decidere.

Il Pd lombardo quindi si sveglia in questo martedì 15 novembre con una rosa di candidati alle primarie (Maran, Bonaldi e Pizzul) consapevoli di volere qualcosa che nel partito non vuole quasi nessuno. Con Majorino che galleggia in attesa che qualcuno si prenda la responsabilità di sbloccare la situazione e con i no incassati da Cottarelli e Pisapia che pesano come macigni sulla credibilità del percorso elettorale.

Intanto il Terzo polo procede spedito con la candidatura di Letizia Moratti

Tutto questo mentre il Terzo polo procede spedito con la candidatura di Letizia Moratti continuando a logorare il Pd e mentre il centrodestra unito sulla riconferma di Fontana si è ritrovato con i suoi big (Salvini e La Russa) per l’inaugurazione del tratto di autostrada Rho-Monza. E mentre gli altri stanno già formando le liste e programmando gli eventi elettorali il Partito democratico ieri ha votato i saggi interni, tra l’altro 16 voti astenuti e contrari.

Il 5S Violi ha negato qualsiasi accordo con il Pd e sul nome di Majorino

Come se non bastasse proprio ieri il 5S Dario Violi ha negato qualsiasi accordo con il Pd e sul nome di Majorino spiegando che “manca l’accordo sulla visione comune” e annunciando che nei prossimi giorni il Movimento detterà la sua linea “per vedere chi ci sta”. Il Pd sostanzialmente è solo. Come avvenuto alle Politiche si ritrova in una campo strettissimo senza un’idea precisa su cosa fare, come e con chi.

La spaccatura del centrodestra tra Moratti e Fontana rischia di diventare un boomerang

Così anche la spaccatura del centrodestra tra Moratti e Fontana rischia di diventare un boomerang. Ieri sera dopo la direzione regionale le facce scure dei Dem lasciavano presagire una pazienza al limite. Qui fuori gli elettori continuano a non capire come si possa arrivare così impreparati alle elezioni regionali dopo 5 anni del leghista Fontana e dopo la sonora sconfitta del 25 settembre.