Emendamento salva-giornali. Freno ai tagli per le testate. M5S troppo preso a spegnere Radio Radicale. E sfugge la manina di Leu sul decreto Crescita

Sul fronte dell’editoria qualcosa questa volta al Movimento Cinque Stelle sembra essere sfuggito. Hanno deciso di spegnere Radio Radicale, su cui tra l’altro ieri il vicepremier Luigi Di Maio ha fatto anche marcia indietro, ma si sono lasciati sfuggire un emendamento volto a cestinare i tagli ai giornali su cui hanno fatto mille battaglie e su cui non ha ceduto di un millimetro soprattutto il sottosegretario Vito Crimi.

Davanti alle Commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera, esaminando gli emendamenti al decreto legge sulle misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi, in fase di conversione, mentre tutta l’attenzione era concentrata sullo stop alla proroga di sei mesi della convenzione necessaria alla sopravvivenza dell’emittente del partito di Pannella, è stato ammesso senza particolare clamore un emendamento di Leu che spezza le forbici di Crimi sui finanziamenti agli editori.

IL CASO. Degli oltre 1.200 emendamenti al decreto crescita, diverse centinaia sono stati cestinati perché ritenuti non particolarmente legati agli obiettivi che si prefigge la norma in fase di conversione. Uno stop arrivato pure al tentativo della Lega di far ripartire le trivellazioni e di far pagare persino meno alle società che cercano petrolio nei mari italiani. Alcuni emendamenti inizialmente dichiarati inammissibili sono però poi stati riammessi, tra cui due presentati dal capogruppo di Leu, Federico Fornaro, insieme ai colleghi di partito Stefano Fassina e Luca Pastorino.

L’OBIETTIVO. I tre deputati di Liberi e Uguali puntano a far cancellare dalla legge di bilancio l’abolizione da una parte e la rapida riduzione nel giro di tre anni dei contributi alle imprese radiofoniche e agli editori di quotidiani e periodici dall’altra. Proprio il provvedimento su cui tanti giornalisti hanno dato invano battaglia e che è stato difeso a spada tratta dal sottosegretario Crimi.

Del colpo assestato a una delle bandiere pentastellate nessuno se ne è accorto, mentre il M5S era completamente preso dal contrastare la proroga della convenzione a Radio Radicale, tramite il deputato Raffaele Trano che, incurante delle critiche ricevute dai colleghi del Pd, di Forza Italia e di FdI, ha sostenuto che il Movimento ha deciso di interrompere quel finanziamento, assicurando di voler così porre fine anche a “un diffuso velo di ipocrisia” su un’emittente che da 25 anni andrebbe avanti esclusivamente grazie all’aiuto dello Stato.

CAMBIO DI LINEA. Come se tutto questo non fosse sufficiente, i pentastellati sembra abbiano poi deciso quantomeno una tregua anche per quanto riguarda l’emittente di Pannella. Ieri il vicepremier Luigi Di Maio si è infatti impegnato, a partire da lunedì, a trovare una soluzione affinché la radio non sia costretta a chiudere i battenti: “Non voglio far chiudere Radio Radicale né far perdere i dipendenti, voglio solo non sprecare risorse pubbliche”.