Nuovo dramma in mare

di Leonardo Rafanelli

Sulle coste siciliane è emergenza senza fine. Un nuovo barcone carico di immigrati è affondato tra al largo di Lampedusa, e i numeri sono ancora una volta quelli di una tragedia. I superstiti parlano di centinaia di persone a bordo, forse quattrocento in tutto, e i cadaveri recuperati sono per il momento diciassette. Un viaggio della speranza, che come in molti altri casi si è trasformato in un dramma, e quel Mediterraneo che avrebbe dovuto essere una via d’accesso al vecchio Continente è diventato invece un cimitero.
La segnalazione è arrivata alle autorità marittime italiane dall’equipaggio di un rimorchiatore al lavoro per conto di alcune piattaforme petrolifere. L’imbarcazione degli immigrati, per la precisione, si sarebbe rovesciata in un punto situato a un centinaio di miglia di distanza dalle coste italiane. “Siamo sul posto e stiamo lavorando senza sosta”, ha detto Giuseppe Cannarile, Comandante della Capitaneria di porto di Lampedusa. Per le operazioni di soccorso sono intervenuti anche le unità navali impegnate nell’operazione Mare Nostrum, i mezzi della Marina Militare e alcuni mercantili, appositamente dirottati in zona. Finora sono stati tratti in salvo oltre 210 profughi.

La reazione dell’Europa
La commissione Ue si è detta “scioccata” da questa “nuova tragedia”. Il commissario Cecilia Malmstrom ha ringraziato le autorità italiane e ha chiesto a “tutti gli Stati membri di dimostrare solidarietà”, invitandoli a “discutere nel prossimo Consiglio Interni come si può contribuire ad affrontare le sfide del Mediterraneo”. Ma quanto fatto finora non è sufficiente secondo il ministro della Giustizia Orlando, che lamenta un deficit di cooperazione a livello europeo e internazionale sul problema immigrazione, e attacca: “Ci attendiamo un segnale forte, serve un salto di qualità”. Duro anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano: “L’Europa – ha detto – non ci sta aiutando. Si faccia carico di accogliere i vivi”.
Situazione critica
L’incidente di oggi è però soltanto l’ultimo di una lunga serie. Domenica scorsa un’altra imbarcazione era naufragata al largo della Libia provocando la morte di 40 persone, e nella notte 97 immigrati somali sono sbarcati a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Tra loro c’erano 61 minori non accompagnati da alcun familiare e 16 donne, di cui 5 incinte: una era all’ottavo mese e una al nono. Sempre domenica, a Trapani hanno preso terra in 400, in un’area dove peraltro le strutture di accoglienza sono già da tempo al collasso. E anche per trovare l’incidente più grave fino ad oggi, non occorre andare molto indietro nel tempo: basta tornare infatti al 3 ottobre scorso, quando un barcone con oltre 300 migranti affondò al largo dell’Isola dei Conigli causando la morte di 366 persone.

“Mare Nostrum” non basta
E a confermare come la situazione, sulle coste della Sicilia, stia diventando sempre più insostenibile, ci sono anche i dati del Viminale diffusi lo scorso 29 aprile. Il Ministero afferma infatti che dall’inizio dell’anno sono sbarcati sulle coste italiane oltre 25mila tra immigrati e rifugiati. Un dato enormemente superiore a quello registrato nel 2013, che si può spiegare tenendo conto di un miglioramento complessivo delle condizioni meteo e della situazione di anarchia presente in Libia. Ma nelle ultime settimane, si è verificata una vera e propria escalation, e il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini si è rivolta direttamente al governo di Renzi: “Deve pretendere dall’Europa soluzioni condivise, urgenti, e soprattutto diverse dalla sola sorveglianza a mare. Altrimenti le stragi non si fermeranno mai”. E come possibile via d’uscita, è tornata a proporre i “canali umanitari controllati”. “Se non è possibile dalla Libia – spiega – allora lo si faccia dall’Egitto. Anche durante ‘Mare nostrum’ abbiamo contato i morti. Insomma, ribadisco che non è la soluzione a regime. Come intervento emergenziale fa onore all’Italia”.