L’epidemia è in rapido peggioramento. Per l’Iss servono misure nelle aree più colpite. L’indice Rt a 1,5. “E’ fondamentale che la popolazione rimanga a casa”

“L’epidemia è in rapido peggioramento e compatibile complessivamente con uno scenario di tipo 3 (Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale) con rapidità di progressione maggiore in alcune Regioni italiane. La situazione descritta in questo report evidenzia segnali di criticità dei servizi territoriali e del raggiungimento imminente di soglie critiche dei servizi assistenziali di diverse Regioni/PA”. E’ quanto scrive l’Istituto superiore di Sanità nel suo consueto report settimanale sull’emergenza Covid-19.

“Sono necessarie misure, con precedenza per le aree maggiormente colpite – si legge ancora -, che favoriscano una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e che possano alleggerire la pressione sui servizi sanitari, comprese restrizioni nelle attività non essenziali e restrizioni della mobilità nonché l’attuazione delle altre misure già previste. E’ fondamentale che la popolazione rimanga a casa quando possibile e riduca tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie. Si ricorda che è obbligatorio adottare comportamenti individuali rigorosi e rispettare le misure igienico-sanitarie predisposte relative a distanziamento e uso corretto delle mascherine”.

L’Iss segnala che si continua a osservare “un forte incremento dei casi che porta l’incidenza cumulativa (dati flusso ISS) negli ultimi 14 gg a 146,18 per 100.000 abitanti (periodo 5/10-18/10) (vs di 75 per 100.000 abitanti nel periodo 28/9-11/10). Nello stesso periodo, il numero di casi sintomatici è passato da 15.189 (periodo 28/9-11/10) a 27.114 (periodo 5/10-18/10)”. L’aumento di casi è diffuso in tutto il Paese, con tutte le Regioni che “riportano un aumento nel numero di casi diagnosticati rispetto alla settimana precedente (flusso MdS)”.

Nel periodo 1–14 ottobre, l’indice di trasmissione (Rt) è pari a 1,50 e sono complessivamente 7.625 i focolai attivi, di cui 1.286 nuovi, quindi anche se sono in aumento i focolai attivi, per la prima volta in undici settimane è in diminuzione il numero di nuovi focolai (nella precedente settimana di monitoraggio erano stati segnalati 4.913 focolai attivi di cui 1.749 nuovi). “Questa diminuzione è probabilmente dovuta al forte aumento di casi – si legge ancora nel report – per cui i servizi territoriali non hanno potuto individuare un link epidemiologico: sono stati segnalati 23.018 casi non associati a catene di trasmissione note (vs 9.291 la settimana scorsa) che corrisponde al 43,5% del totale di casi notificati questa settimana. Sono stati riportati focolai nella quasi totalità delle province (106/107). La maggior parte di questi focolai continua a verificarsi in ambito domiciliare (81,7%) che al momento rappresenta un contesto di amplificazione della circolazione virale e non il reale motore dell’epidemia”.

Questa settimana, a livello nazionale, si è osservato, inoltre, “un importante aumento nel numero di persone ricoverate (7.131 vs 4.519 in area medica, 750 vs 420 in terapia intensiva nei giorni 18/10 e 11/10, rispettivamente) e, conseguentemente, aumentano i tassi di occupazione delle degenze in area medica e in terapia intensiva, con alcune Regioni/PPAA sopra 10% in entrambe le aree. Se l’andamento epidemiologico mantiene il ritmo attuale, esiste una probabilità elevata che numerose Regioni/PPAA raggiungano soglie critiche di occupazione in brevissimo tempo”.