Esenzione ticket, condannata la Regione Lombardia

Discriminatoria l’esenzione dal ticket. Ancora una bocciatura per le politiche sanitarie della giunta Fontana in Lombardia.

Esenzione ticket, condannata la Regione Lombardia

Ancora una bocciatura per le politiche sanitarie della giunta di Attilio Fontana in Lombardia. A decretarla, stavolta, è stata una giudice del tribunale civile di Milano che ha ritenuto discriminatoria la condotta della Regione in materia di diritto all’esenzione dal ticket.

Discriminatoria l’esenzione dal ticket. Ancora una bocciatura per le politiche sanitarie della giunta Fontana in Lombardia

Secondo la giunta di centrodestra a trazione leghista, l’esenzione spetterebbe solo a chi è senza lavoro, ma solo se in precedenza ha già svolto una attività lavorativa, di qualsiasi durata. Chi non ha mai avuto rapporti di lavoro (i cosiddetti inoccupati), anche quando non supera i limiti di reddito previsti dalla legge, il ticket deve pagarlo. A portare in tribunale la Regione Lombardia sono state l’Asgi, l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, ed Emergency. Secondo le due associazioni, la condotta della Regione sarebbe discriminatoria perché colpirebbe “in misura enormemente più elevata gli stranieri – e pressoché tutti i richiedenti asilo – rispetto agli italiani”.

Pensando di “colpire” gli immigrati (giova rinfrescare la memoria: cinque anni fa l’aspirante governatore Fontana, in una intervista a Radio Padania, aveva sostenuto che la “razza a bianca è a rischio”, per poi derubricare la sua frase xenofoba a semplice “lapsus”), la discriminazione sul ticket danneggia di fatto anche gli italiani che non hanno un lavoro. Una legge del 1993, infatti, attribuisce il diritto all’esenzione dal pagamento del ticket sanitario a tutte le persone residenti in Italia che sono senza lavoro.

Secondo Asgi ed Emergency è “evidente che uno straniero richiedente asilo o titolare di permesso di soggiorno per motivi non lavorativi non possa vantare un precedente rapporto di lavoro subordinato in Italia. Tanto più che i richiedenti asilo possono svolgere attività lavorativa solo decorsi 60 giorni dalla richiesta del relativo permesso di soggiorno”. Ed “è, poi, ovvio che il riconoscimento dell’esenzione ai disoccupati senza precedente rapporto di lavoro deve avvenire nei confronti di tutti i soggetti residenti in Lombardia pena il verificarsi di una discriminazione alla rovescia”.

“La vicenda nasce da un orientamento del ministero della Salute che da anni pretende di distinguere tra persone disoccupate ai quali viene riconosciuta l’esenzione dal ticket e “inoccupate” (cioè persone prive di lavoro che in precedenza non hanno mai lavorato) ai quali invece l’esenzione viene negata”, spiegano ancora le due associazioni. “Il Consiglio di Stato”, dicono i legali di Asgi ed Emergency, “ha ribadito la parità di trattamento tra inoccupati e disoccupati”.

La giudice milanese Maria Beatrice Gigli, che ha accolto il ricorso delle due associazioni e ha ordinato alla Regione Lombardia l’eliminazione della discriminazione, ha anche disposto che il dispositivo contenuto nella sua ordinanza fosse pubblicato sul sito istituzionale dell’ente “per almeno 30 giorni decorrenti dalla comunicazione del presente provvedimento”. “Ad oggi”, lamenta l’Asgi, “la pubblicazione risulta avvenuta nella sezione “attività istituzionale”, ma non compare nell’area sanitaria sotto la specifica sezione “esenzioni” né in altre parti dell’intera area sanitaria.

Al fine di favorire opportuna conoscenza alla cittadinanza e alle Aziende Sanitarie Territoriali, la Regione Lombardia dovrebbe attivare, comunque, la pubblicazione nell’area del sito regionale dedicato alle esenzioni e inviare formali disposizioni a tutti i presidi sanitari locali”. In piena campagna elettorale per le regionali, Fontana la polvere evidentemente preferisce nasconderla sotto il tappeto.