Eternit, 2 mila morti senza giustizia

di Alessandro Righi

Oltre duemila morti. Ma nessun colpevole. No, non è un film dell’orrore. Né conseguenza di un cataclisma naturale. Ma è la triste realtà. Perché la Cassazione ha annullato senza rinvio, dichiarando prescritto il reato, la sentenza di condanna per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny nel maxiprocesso Eternit. Sono stati annullati anche i risarcimenti per le vittime. La prescrizione è maturata al termine del primo grado.

CONCLUSIONE BEFFARDA
Una beffa amara, troppo amara, per i tanti familiari delle migliaia di vittime per mesotelioma pleurico, il tumore provocato dall’inalazione di polveri d’amianto nei quattro stabilimenti italiani della multinazionale elvetico-belga di Casale Monferrato, Cavagnolo in provincia di Torino Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Soprattutto dopo che in primo grado erano stati “illusi” da una sentenza pesante e giusta, dato che l’imprenditore era stato condannato a 18 anni di reclusione. Nessuno, in effetti, avrebbe mai potuto immaginare una conclusione così beffarda. Non fosse altro che per una questione di date. I fatti risalgono addirittura al 1966. Ci sono stati oltre 40 anni di ricostruzioni prima che le indagini del procuratore aggiunto Raffaele Guariniello potessero portare al processo imbastito nel 2009. E senza dimenticare che, secondo l’accusa, i vertici di Eternit erano a conoscenza almeno dagli anni ‘70 degli effetti letali dell’amianto.

ALTRI MORTI
E dunque? Colpevole o non colpevole? Bisogna andare a riprendere le parole di oggi del pg per capire come stanno le cose. “Per me l’imputato è responsabile di tutte le condotte che gli sono state ascritte”, ha dichiarato significativamente. Insomma, Schmidheiny è stato salvato solo e soltanto dalla prescrizione. Perché le colpe sono evidenti. Secondo la tesi del pg, infatti, il reato sarebbe cessato quando la Eternit ha smesso di inquinare (lo stabilimento di Casale è stato chiuso nel 1986), mentre la tesi dei giudici di primo grado è che continui finché ci sono decessi. Dato che il mesotelioma pleurico ha un tempo di latenza di diversi decenni prima che si manifesti, secondo questa tesi il disastro è ancora in corso. Anzi, il picco delle morti è previsto dal 2020. Probabilmente, dunque, ci saranno altri morti. Che resteranno senza colpevole. Ancora una volta.