Europa

Di Gaetano Pedullà

Tante parole, troppe, per non dire tre verità. La prima uscita di Renzi a Bruxelles come premier del Paese presidente di turno dell’Unione è tutto un programma. Slogan, richiami a Telemaco, parole d’ordine generiche come coraggio e orgoglio (chi può non condividerle?), si sono mischiate con la partita della vita per il suo Governo e, ahimè!, per l’Italia. Passata la festa che ha permesso la nomina di Juncker alla presidenza della Commissione, il santo della Flessibilità sui vincoli europei è già stato gabbato. I Popolari, guidati dalla Merkel, non ci pensano proprio a mollare i cordoni della borsa. E anche se Renzi ha ragione quando avvisa che senza crescita l’Ue non ha futuro, la reazione è scontata perché ai tedeschi un futuro con l’Italia non interessa.

La comunità è un’accozzaglia burocratica e l’integrazione un sogno rimasto tale. Ecco allora le tre verità nascoste. La prima è che la flessibilità non è una opzione ma un obbligo, perché l’Italia non potrà rispettare il Fiscal compact e con la crescita minore delle attese, al massimo dopo l’estate sarà necessaria una nuova manovra finanziaria. L’ennesima cura da cavallo che però stavolta rischia di far stramazzare un’Italia ridotta al passo del ronzino. La seconda verità è che con questa Europa, con le attuali regole, un debito pubblico come quello italiano non potrà mai essere ripagato. Un’evidenza che solo a pensarla crollano le Borse. Ma negarlo è un’ipocrisia senza uguali. La terza verità, infine, è che così indebitati siamo sudditi e non pari ad altri partner europei, a cominciare dalla Germania. A questa Europa la Gran Bretagna sta per girare le spalle. Noi ci restiamo dentro. Fin quando non ci avrà stritolato.