L’Europa ripiomba nel panico. E in Italia si riparla di lockdown. Allarme di Crisanti: di questo passo a Natale si chiude. In mezza Ue già scattata la serrata di scuole e bar

Il mondo sta tornando pian piano a chiudersi. Aumentano a grandissima velocità contagi, decessi e ricoveri. Anche i Paesi europei più scettici stanno adottando tutta una serie di limitazioni. E in Italia si ricomincia a parlare con insistenza di un lockdown anche se il Governo assicura che sta lavorando per evitarlo. A sostenere che un lockdown a Natale sia addirittura “nell’ordine delle cose”, resettando il sistema, abbassando la trasmissione del virus e aumentando il contact tracing, è stato il microbiologo dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, ospite di Studio 24.

Il microbiologo approva le ultime scelte fatte dal Governo Conte, sottolineando che il loro impatto si vedrà soltanto tra un paio di settimane e che sono comunque “misure di buonsenso”, aggiungendo però che a suo avviso il sistema è già collassato: “Si entra in un circolo vizioso che fa aumentare la trasmissione del virus”. “Da ormai 10 settimane c’è una tendenza della curva alla risalita ed è una tendenza europea non solo italiana”, gli fa eco il ministro della salute Roberto Speranza, sostenendo che comunque in Italia va meglio che nel resto d’Europa. Così come il consulente scientifico del Ministero della salute, Walter Ricciardi. “Qualche giorno fa – ha detto – ho stimato che se non si fossero prese misure come quelle che stiamo prendendo adesso si sarebbe potuto arrivare a novembre a 16 mila casi. In realtà il ritmo di crescita è talmente forte che potremmo arrivarci anche prima. Per cui è necessario rispettare le vecchie regole e introdurre queste nuove”.

ANSIA GLOBALE. Il mondo intero è tornato ad avere una tremenda paura del coronavirus. Come a marzo e a tratti anche di più, visto che quando l’incubo sembrava finito si è ripresentato con forza. I nuovi casi sono oltre 313mila a livello globale, per un totale 38,34 milioni di contagiati, e il bilancio dei morti, secondo la Johns Hopkins University, è di 1.090.000. Ecco così che si torna a chiudere attività commerciali e scuole. In Spagna la Generalitat della Catalogna ha deciso di chiudere tutti i bar e i ristoranti per 15 giorni a partire da domani, dopo che nelle ultime 24 ore sono stati registrati 279 contagi ogni 100mila abitanti contro i 489 di Madrid. In Germania poi si contano oltre cinquemila i nuovi contagi in un giorno, il dato peggiore dallo scorso aprile, con 620 pazienti in terapia intensiva. E il presidente della Baviera prevede un nuovo lockdown nazionale se non ci saranno misure “unitarie, obbligatorie e comprensibili”.

Boom comune pure al Belgio, con una media di cinquemila contagi giornalieri, il secondo Paese, dopo la Repubblica Ceca, dove sta incidendo maggiormente la pandemia. Male in Austria e in Francia. Nei Paesi Bassi è stata già disposta la chiusura di bar e ristoranti e lo stesso premier Mark Rutte si è convertito all’uso della mascherina, rendendola obbligatoria in spazi ristretti per chi ha più di 13 anni. Pub, ristoranti e scuole chiusi inoltre in Irlanda del Nord, dove i cittadini sono stati invitati a evitare spostamenti non necessari e a lavorare da casa.

VECCHIO E NUOVO MONDO. Questa settimana, guardando fuori dall’Europa, l’Iran ha avuto il maggior numero di morti in una sola giornata e il maggior numero di nuove infezioni dall’inizio dell’emergenza. In India i nuovi caso sono più di 63mila, ottomila in più in 24 ore, anche se nel Paese la curva si sta abbassando rispetto anche a un mese fa, facendone lo Stato che più sta soffrendo a causa del Covid dopo gli Usa. Negli States, per via del Covid, è stato anche deciso che il Black Friday, l’evento dello shopping più atteso dagli americani potendo fare acquisti di ogni genere a prezzi stracciati, durerà 23 giorni anziché un solo weekend. Iniziativa presa per evitare assembramenti pericolosi.

Ansie dunque, ma da parte di molti anche rabbia verso le restrizioni imposte dai governi. Tanto che in Argentina, in particolare a Buenos Aires, migliaia di persone hanno protestato nelle piazze contro le misure loro imposte. E l’Onu ha sostenuto che l’impatto della pandemia è stato devastante a livello sia economico che sociale, stimando che siano 690 milioni le persone malnutrite, che entro fine anno possano aumentare di altre 132 milioni di unità e che quasi la metà dei 3,3 miliardi della forza lavoro, in tutto il mondo, rischia di perdere i propri mezzi di sostentamento.