Europee, la carica del M5s

di Jacopo Iacoboni per La Stampa

Ogni volta che il Movimento cinque stelle procede al suo meccanismo di scelta on line dei candidati, ci sono sempre due possibilità: scovare i candidati strano-ma-vero (stavolta gli aspiranti in partenza erano 4500…), o quelli potenzialmente bravi. Sono vie legittime entrambe, perché entrambe convivono in questo strana forza politica. Sapendo che stavolta, oltretutto, tanta gente palesemente «cerca di saltare sul carro», come denuncia Roberta Lombardi. Problema che certo nel 2013 non c’era.

 

Partiamo allora da un esempio. Ieri si votava il primo turno, in cui gli iscritti del M5S potevano scegliere tre nomi, il primo sarà direttamente candidato al Parlamento europeo, e gli altri due parteciperanno a un ballottaggio (trenta per il Nord-Ovest, 18 per il Nord-Est, venti per il Centro, 24 per il Sud, 12 per le isole). Era la primissima scrematura, i video di presentazione sono visibili agli iscritti, altrimenti bisogna piratarli un po’; molti iscritti si sono lamentati, anzi: «Troppi candidati, e troppo poco tempo per vedere i curriculum». «E i militanti storici sono pochi, quelli che conosciamo», dice Vittorio Bertola, consigliere storico a Torino. Spuntano dunque sempre tipi assurdi (la palma va forse a Antonello Iacono di Barano d’Ischia – video formidabile, comicità involontaria pura, con musica di James Bond e Grillo che, arrivato sull’isola, scherza, «non so se sono capitato in un meet up o in una comunità di recupero. Comunque, domani ho il traghetto»). Ma ci sono anche facce molto amate dalla base, c’è, molto quotata, una come Gilda Sportiello, preparata, bucherà il video, attivista storica napoletana in battaglie contro la camorra e i rifiuti. Oppure Tiziano De Simone. O Stefania Verusio. O l’ischitano Andrea D’Ambra, che pare un piccolo Di Maio. In Sicilia stanno girando i nomi di Antonio Zanotto, ricercatore chimico, e Paola Sobbrio, ricercatrice che si occupa di normative europee sugli Ogm.

 

Nel Lazio quello di Dario Tamburrano, odontoiatra che «nel tempo libero coltivo l’orto» (Roma regala sempre personaggi alla Di Battista), o Marina Vouduri, stimata militante, disabile. In Piemonte c’è Francesco Attademo, che ha lavorato due anni a Bruxelles, è ingegnere, militante storico. Oppure ci sono molti candidati valsusini (5 su trenta), tra di loro spicca Stefano Gilardi. Di certo, i no Tav in Europa ci saranno.

Gilardi è collaboratore parlamentare di Scibona, comincia a esserci un personale «politico» del M5S: Francesco Maria Evangelisti (collaboratore di Davide Barillari), Emanuele Sabetta, da seguire, lavorò alla piattaforma online laziale, o Lorenzo Andraghetti, ex collaboratore del bolognese Bugani (militante storico, ascoltato da Casaleggio).

 

Curiosità suscitano, per motivi diversi, i nomi Niccolò Valentini, il figlio di uno dei fondatori di Repubblica, Giovanni: hanno scritto un bel libro a quattro mani sullo scontro generazionale tra padri e figli. Oppure si candida Matteo Ponzano, l’ex dj della Cosa, volto celebre anche dello Tsunami Tour. Ci prova Leonardo Metalli, il giornalista Rai che voleva creare la corrente dei giornalisti «in quota M5S» (sic) a Saxa Rubra. «Assolutamente» non si candida Claudio Messora.

 

Il problema vero, più che la quota di candidati assurdi, è il rischio di cordate: ne esistono, non solo al Sud, e sono un guaio da cui il Movimento fatica a restare indenne. A Napoli c’è il giro Pepe che non piace molto ai militanti fondatori. Oppure Angelo Ferrillo: un militante che ha cercato dei intestarsi la battaglia anti-rifiuti, e potrebbe passare. Nel Lazio corre Ernesto Tinazzi, organizzatore del famigerato meet up 878: scrisse il post contro Travaglio sul blog di Grillo. Segnateveli: sono alcune delle future grane.