Expo-gate, parla la cupola

di Valerio Rossi

Mazzette confermate. L’ammissione arriva negli interrogatori di ieri davanti al gip di Milano da parte dell’ex esponente dell’Udc Sergio Cattozzo. “I biglietti che ho cercato di nascondere erano quelli su cui ho annotato la contabilità delle tangenti”, afferma Cattozzo facendo riferimento ad alcuni foglietti che la Guardia di Finanza ha sequestrato giovedì scorso nel giorno della bufera. Soldi che l’ex Udc avrebbe ricevuto dall’imprenditore Enrico Maltauro. Quanti non è dato saperlo per ora, perché davanti al gip e ai pm Cattozzo non ha quantificato la cifra esatta. Presto, però, dovrebbe esserci un nuovo interrogatorio nel quale la questione verrà approfondita. Circostanze confermate anche dall’imprenditore vicentino Maltauro, che ha indicato l’ex esponente ligure dell’Udc, Cattozzo appunto, come l’uomo macchina per aggiudicarsi gli appalti di alcuni lavori legati all’Expo 2015. Ammissioni di errori, e cioè di aver fornito informazioni riservate, anche da parte del manager Angelo Paris, che però nega di aver fatto parte di una cupola. Paris ha, inoltre, allegato nel fascicolo la lettera di dimissioni dall’esposizione mondiale del prossimo anno. Missiva che però sarà inoltrata nella giornata di oggi, dopo che il giudice avrà rilasciato l’autorizzazione necessaria.

L’ultima resistenza dei politici
Per qualcuno che ammette ce ne sono altri, esponenti della classe politica, che negano e prendono le distanze dall’impianto accusatorio. E sono gli “ex Mani Pulite”, Primo Greganti e Gianstefano Frigerio, ex esponenti, rispettivamente, di Pci e Dc. Per l’accusa loro due sarebbero i referenti politici della “cupola degli appalti”. Accusa respinta fermamente su tutta la linea delle contestazioni ipotizzate dagli inquirenti. “Mi occupo di legno e non di appalti”, ha detto al gip Greganti, “non ho mai preso soldi”. E il suo avvocato, Roberto Macchia, ha aggiunto che anche ‘’l’interesse per l’Expo del suo assistito era legato all’eventuale realizzazione di padiglioni in legno’’.
Nega tutto anche l’ex senatore Fi-Pdl Luigi Grillo.

Un quadro pericoloso
Arduo il compito che attende il giudice per le indagini preliminari che dovrà valutare il quadro disegnato dalla Procura. E valutare in che modo i componenti a vario titolo della presunta associazione criminosa siano stati in grado di costruire una rete ramificata, con capacità di infiltrazione e condizionamento degli appalti e delle condotte dei pubblici ufficiali in capo al sodalizio criminoso e l’attuale estrema pericolosità dello stesso. Un’associazione per delinquere che, secondo l’accusa, si sarebbe insinuato con l’intento di alterare appalti di fondamentale importanza per la vita econ0mica del Paese.
L’imprenditore Maltauro potrebbe essere sentito già oggi dai pm; dopo aver ammesso sostanzialmente i fatti contestati (e filmati in un video) ha annunciato l’intenzione di voler aggiungere ulteriori dettagli in un interrogatorio. L’imprenditore vicentino ha affermato di aver avuto con Cattozzo un rapporto professionale che veniva retribuito di fatto anche con consulenze false.
Cattozzo, invece, ha confessato che lui nell’organizzazione era una sorta di lobbista: “Ho fatto il mediatore per le imprese edili in cerca di lavoro soprattutto nel privato. Sono un procacciatore di affari, un lobbista all’americana”. A chiudere il cerchio degli interrogatori ci sarà quello di Antonio Rognoni, ex dg di Infrastrutture Lombarde, già arrestato nell’ambito di un’altra inchiesta e l’unico ai domiciliari. Il suo turno giungerà questa mattina quando salirà al settimo piano del Palazzo di giustizia di Milano.