Le Lettere

Facce di bronzo

Adesso la Meloni, come al solito, ribalta la frittata: non è la polizia che manganella gli studenti, sono gli studenti che minacciano gli agenti. La faccia come il bronzo.
Anita Sortino
via email

Gentile lettrice, la Meloni la settimana scorsa ha ricevuto i sindacati delle forze dell’ordine e, per quanto riguarda gli stipendi (da fame) degli agenti e il rinnovo dei contratti, ha messo le mani avanti: “Non ho la bacchetta magica” ossia “No tengo dinero”. Poi, con la solita abilità da imbonitore di piazza, l’ha buttata sulla presunta campagna di denigrazione contro gli agenti. Due giorni prima aveva velatamente attaccato Mattarella per le sue critiche dopo i manganelli selvaggi di Siena (“è pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni alle forze dell’ordine” aveva detto la premierina), salvo poi smentire di aver voluto polemizzare col Capo dello Stato. E così ai sindacati ha detto: “C’è un brutto clima: su di voi è in atto una campagna denigratoria”. Invece a me pareva che, con i vari pestaggi di ragazzini e ragazzine a Siena, Firenze, Bologna, Roma, Napoli, ecc., che chiedevano solo la fine delle stragi a Gaza, le forze di polizia si denigrassero da sole. Fatico a impietosirmi per gli agenti quando vedo la foto di un poliziotto grande e grosso armato di pistola, manganello, taser, scudo, elmetto, visiera protettiva, maschera antigas (per difendersi dai gas della polizia stessa), guantoni, scarponi, ecc., schiacciare a terra col ginocchio un adolescente magrolino con T-shirt e capelli lunghi che chiedeva “tregua a Gaza”. L’unica campagna denigratoria è quella della Meloni contro l’intelligenza comune.

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