Fair play, su internet un film senza soldi. La rete ci racconta le storie di tutti i giorni

di Daniela Campoli

Dopo “La Ballata dei precari” di Silvia Lombardo, è arrivato “FairPlay” disponibile gratuitamente on -line da giovedì scorso dal sito www.fairplaymovie.org. Un film realizzato senza soldi, grazie al lavoro volontario di un gruppo di attori e del regista Marco Reale, che racconta quattro storie italiane molto – troppo – simili alla realtà.
Un padre di famiglia che si ritrova in mano agli strozzini per pagare le tasse della sua azienda ormai fallita; una ragazza madre laureata che per non accettare stage e lavori sottopagati si ritrova alla Caritas; una mamma e moglie alle prese con un avviso di pignoramento e una fabbrica che non paga il marito causa crisi; due giovani autori che decidono di fare un film per lanciare un messaggio dimenticato e fondamentale: senza solidarietà, senza fair play, non si va avanti.
Sul sito internet, già attivo da alcuni giorni, stanno cominciando ad arrivare le prime testimonianze di persone che il FairPlay (letteralmente gioco-corretto) lo mettono in pratica tutti i giorni, per sopravvivere ora e vivere dignitosamente domani. Fair Play diventerà una piccola web-tv che offrirà interviste ad avvocati, commercialisti, artigiani, professionisti e tutti coloro che giocano corretto, che vogliono metterci la faccia, che vogliono dare il loro contributo.
Il sito www.fairplaymovie.org sarà non solo il luogo virtuale dove scaricare il film, ma anche una community, un piccolo punto di riferimento dal quale far partire proiezioni, incontri e tutte quelle iniziative online che potranno aiutarci, giocando corretto, a capire come costruire la strada che ci porterà fuori dalla crisi.
Marco Reale il regista del film ci parla di “Fair Play” come di un progetto totalmente no-budget, nato dall’idea del bisogno di solidarietà che necessita in Italia, in questo momento più che mai.
Uno dei drammi italiani è che nessuno fa niente per niente, ovvero, nessuno si muove se non è intaccato in prima persona. Questo fa sì che le cose degradino non poco. Il regista paragona la situazione a uno tsunami che sta arrivando e tutti si voltano dall’altra parte sperando che, non vedendolo, non tocchi anche il loro orticello. Ma lo toccherà. E ci ritroveremo tutti distrutti. Fair Play,dichiara Reale: “vuole essere un richiamo alla solidarietà, al muoversi per un ideale e non per una necessità oggettiva. Perché la necessità porta disperazione e la disperazione (o la rabbia) non sono sentimenti con i quali costruire qualcosa. Così si vuole mettere su una comunità virtuale dove la gente “ci mette la faccia” e fa qualcosa di concreto (anche che sia semplicemente raccontare la propria storia) per essere “tanti” e non “singoli”.
L’unione fa la forza, si diceva, e gli italiani non sono uniti. Anche chi ha un’idea, la tiene stretta a sé per la paura che gliela rubino, ma facendo così, non si va da nessuna parte e si rischia di diventare “protettori di un proprio tesoro” (come direbbe Tolkien).
Il progetto, conclude Marco Reale parte da un film che fa vedere uno spaccato (anzi più di uno) di Italia in questo momento. Un’Italia fortemente provata e lo fa vedere nelle sembianze di uomini e donne comuni. Affronta argomenti come “i modi che Equitalia ha per riscuotere”, i modi che hanno le aziende italiane di utilizzare cose che vanno a loro favore, sfruttando i singoli bisognosi e anche i modi che hanno i sindacati di “assistere” i loro assistiti.
Con una piccola nota su quello che potrebbe succedere se “non ci svegliamo” e se non capiamo che da soli si è deboli. E’ un invito a tutte le persone che vorrebbero fare qualcosa e non sanno cosa fare; tutti quelli che avrebbero voluto da sempre far sentire la propria voce, ma hanno paura di farlo con le persone sbagliate. Un invito a vedere le cose come sono, senza mezzi termini e provare a decidere qualcosa “insieme”.