Fase due per gradi dal 4 maggio. Altri 50 miliardi per ripartire. Conte: piano nazionale, ma differenziato per regioni. “Distanziamento sociale e mascherine inevitabili”

Entro domenica si alzerà il sipario sulla fase 2. È l’auspicio del premier. A fronte delle indiscrezioni su alcuni settori che potrebbero ripartire prima, in un lungo post sui social, scritto di buon mattino, Giuseppe Conte informa che il programma articolato sulle riaperture verrà applicato “a partire dal prossimo 4 maggio”. Che è la data ufficiale della fine del lockdown. Ci stanno lavorando tutti gli esperti chiamati a raccolta dal governo, dagli scienziati e i medici del comitato tecnico scientifico ai rappresentanti del mondo dell’industria e dell’economia del team Colao. Che anche ieri si è riunito e sta stringendo sul report da consegnare a Palazzo Chigi.

Mentre oggi ci sarà un nuovo appuntamento con la cabina di regia governo, Regioni, Comuni. A fare la sintesi politica e ad assumersi la responsabilità delle decisioni sarà il governo. Ancora una volta l’operazione di allentamento delle misure sarà improntata alla prudenza e alla gradualità. “Non possiamo abbandonare la linea della massima cautela”, dice il premier, per evitare una nuova impennata dei contagi e vanificare gli sforzi fatti finora. Il programma “deve avere un’impronta nazionale, perché deve offrire una riorganizzazione delle modalità di espletamento delle prestazioni lavorative, un ripensamento delle modalità di trasporto, nuove regole per le attività commerciali”. Nell’informativa alle Camere Conte annuncia anche per le misure di distanziamento sociale alcune modifiche.

Ma checché ne dicano i governatori all’Attilio Fontana il programma dovrà tener conto delle “peculiarità territoriali”. Che non ci siano “discriminazioni geografiche o settoriali”, a onor del vero, lo chiede anche il capo politico dei 5 Stelle Vito Crimi. Ma a suggerire riaperture differenziate, con tempi diversi da regione a regione, ci sono gli esperti del comitato tecnico scientifico. E difficilmente verranno ignorati. Il premier spiega che andrà tenuta sotto controllo la curva del contagio in modo da intervenire laddove si innalzi oltre una certa soglia. Secondo gli ultimi dati migliorano il numero dei pazienti dimessi (772) e quello dei guariti (2.723 in più rispetto al giorno prima) e cala il numero dei malati (107.709, 528 in meno rispetto a lunedì). E prosegue il trend in calo dei ricoveri in terapia intensiva (-102). Nota dolente i decessi che ritornano sopra quota 500: ieri 534 in più rispetto a lunedì. Per la ripresa delle attività economiche dovrà essere garantito il rispetto dei protocolli, a partire da quello firmato a marzo con le parti sociali. Con cui presto il governo tornerà a confrontarsi.

Prima al Senato e poi alla Camera il presidente del Consiglio ripercorre le tappe della strategia messa in campo per fronteggiare l’emergenza sul piano sanitario (in fieri l’app e la scelta dei test sierologici) e su quello economico. Dopo il Cura Italia e il decreto con le misure di sostegno alla liquidità delle imprese e a tutela degli asset strategici del Paese è in arrivo una nuova iniezione di risorse: 50 miliardi di euro che si aggiungono ai 25 precedentemente stanziati, per un intervento complessivo non inferiore ai 75 miliardi. “Questa emergenza sta incidendo sulle fasce più fragili della popolazione rischiando di creare nuove povertà”, dice il premier. Che ricorda a tal proposito l’anticipo di 4,3 miliardi ai Comuni e lo stanziamento di 400 milioni per consentire ai sindaci di distribuire aiuti alimentari ai più bisognosi. Interventi validi ma “non sufficienti”, sostiene l’avvocato.

Occorre “un sostegno alle famiglie e alle imprese prolungato nel tempo, ancora più incisivo”. Il prossimo decreto servirà a finanziare varie misure. Nel menù ci sono il rafforzamento del personale sanitario, della protezione civile e delle forze di sicurezza; la proroga degli ammortizzatori sociali, in particolare cassa integrazione e indennizzi per autonomi e partite Iva; il sostegno di coloro che non sono coperti da sussidi; misure di sostegno alle Pmi; fondi aggiuntivi per Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni; interventi di sostegno ai settori particolarmente colpiti da misure di contenimento del virus. E per la costruzione del prossimo decreto il premier – attirandosi i “vivaci” commenti delle opposizioni – promette “la massima attenzione alle istanze e alle proposte dei parlamentari” e conferma “la piena disponibilità al dialogo con le forze di opposizione”.