Favori e tangenti in Campania. Chiesto l’arresto di Giggino ‘a Purpetta. Nel mirino il senatore Cesaro e il deputato Pentangelo. I due parlamentari finiti nell’inchiesta sull’ex Cirio

Chiesta al Senato l’autorizzazione a mettere agli arresti domiciliari Luigi Cesaro, detto Giggino ‘a purpetta (nella foto), già coinvolto in numerose inchieste, e alla Camera per eseguire lo stesso provvedimento a carico del deputato azzurro Antonio Pentangelo. Richieste fatte dopo l’ordinanza con cui il gip, su richiesta della Procura di Torre Annunziata, nell’ambito dell’inchiesta sul commissariamento dell’area ex Cirio di Castellammare di Stabia, ha emesso nove misure cautelari a carico, tra gli altri, dei due parlamentari e dell’imprenditore Adolfo Greco. Cesaro è finito nei guai per un’intercettazione in cui si parla di 10mila euro per una campagna elettorale e Pentangelo, all’epoca dei fatti, il 2015, presidente della Provincia di Napoli, per l’accusa di aver ricevuto un Rolex quando ha festeggiato i suoi 50 anni.

I FATTI. L’inchiesta, in cui è indagato a piede libero per traffico di influenze anche il consigliere regionale dem Mario Casillo, riguarda la riconversione dell’ex area industriale Cirio di Castellammare di Stabia, di proprietà dell’imprenditore Adolfo Greco e di Tobia Polese, proprietario anche dell’hotel La Sonrisa, nel napoletano. Secondo gli inquirenti, si sarebbe verificata una illecita commistione di interessi tra politica e imprenditoria, per la realizzazione di 330 appartamenti. Con un giro di tangenti che ruotava attorno proprio a Greco. Pentangelo avrebbe così ricevuto un orologio Rolex e Cesaro 10mila euro in contanti al fine di pilotare la nomina di un commissario compiacente per il rilascio del permesso a costruire, modificando la legge regionale 35/87. Non è questa inoltre la prima inchiesta che coinvolge Giggino ‘a purpett.

I PRECEDENTI. Cesaro nel 1984 venne arrestato in un blitz contro la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, con l’accusa di aver fornito numerosi appoggi all’organizzazione mafiosa, condannato a cinque anni di reclusione dal Tribunale di Napoli e poi assolto in appello. Una vicenda in cui emersero comunque inquietanti contatti tra l’attuale senatore di Forza Italia e la camorra. Sempre Cesaro è stato poi coinvolto in un’inchiesta relativa a un prestito per la costruzione di un centro commerciale, sponsorizzato da Nicola Cosentino, e per i rapporti con i Casalesi. L’esponente di FI è infine indagato per voto di scambio.

LA DIFESA. “Apprendo dell’iniziativa della Procura di Torre Annunziata e, confermando la mia fiducia nella magistratura – ha dichiarato ieri Cesaro – auspico che mi sia data in tempi stretti la possibilità di chiarire la mia totale estraneità alle vicende e ai fatti contestatimi”. “Resto esterrefatto nell’apprendere la notizia di un mio paventato coinvolgimento in ipotesi di reato per una vicenda della quale viene fornita, per la mia posizione, una ricostruzione totalmente distante dalla realtà”, gli ha fatto eco l’esponente azzurro Pentangelo. “Nutrendo – ha aggiunto il deputato di FI – per formazione personale e per tradizione familiare, profondo rispetto per le istituzioni, continuerò a svolgere il mio ruolo come è giusto che sia ma non parteciperò ai lavori di commissioni nelle quali ho l’onore di sedere in attesa di chiarire la mia posizione prima possibile”. Su quest’ultimo intanto è intevenuto anche il pentastellato Nicola Morra, chiedendo che si dimetta dalla Commissione parlamentare antimafia. “Non si può e non si deve in alcuna maniera infangare l’onorabilità della commissione”, ha dichiarato il presidente Morra.