Febbre di lassa, cos’è? Sintomi, trasmissione, possibilità di contagio dall’Inghilterra all’Italia e come si cura

Cos’è la Febbre di Lassa? Sintomi, trasmissione, cura e rischi per l’Italia rispetto alla malattia individuata nel Regno Unito.

Febbre di lassa, cos’è? Sintomi, trasmissione, possibilità di contagio dall’Inghilterra all’Italia e come si cura

Cos’è la Febbre di Lassa? La malattia è stata riscontrata del Regno Unito: i pazienti individuati risultano tutti essere tornati da un recente viaggio in Africa occidentale, luogo presso il quale la malattia risulta essere endemica.

Febbre di Lassa, cos’è? La scoperta dei casi nel Regno Unito

Nel corso del mese di febbraio, l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA) ha comunicato di aver diagnosticato tre casi di Febbre di Lassa, dei quali uno si è rivelato fatale. Tutte le infezioni riguardano pazienti tornati nel Paese da un viaggio in Africa occidentale, area in cui la malattia è endemica. La patologia, infatti, deve il proprio nome a una città della Nigeria presso la quale venne diagnosticata per la prima volta a due infermiere.

Al momento, il rischio per la salute pubblica appare estremamente basso e, sulla base dei dati in possesso dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti, è stato riferito che la malattia colpisce circa 300.000 soggetti ogni anno e provoca circa 5.000 morti.

Sull’infezione, è intervenuto anche l’Istituto Superiore di Sanità italiano (ISS). L’ISS, infatti, ha spiegato che la Febbre di Lassa rientra nel gruppo delle febbri emorragiche virali (FEV), che include anche il virus dell’Ebola. Come rivela l’ISS, queste sono “patologie di origine virale a carattere sistemico, caratterizzate da esordio improvviso, acuto e spesso accompagnate da manifestazioni emorragiche”.

Sintomi della Febbre di Lassa: le indicazioni dell’ISS

Per quanto riguarda i sintomi della Febbre di Lassa, contrariamente altri virus del gruppo delle FEV, la patologia si manifesta in modo graduale e l’incubazione può raggiungere anche i 21 giorni. Per le altre FEV, invece, i tempi medi di incubazione sono di 1-9 giorni.

Nello specifico, secondo quanto riportato dall’ISS, i sintomi principali della malattia sono: cefalea; febbre; tosse secca; difficoltà ad assumere cibo (disfagia); mialgia; nausea; vomito; diarrea; dolore toracico intenso; faringodinia con essudato tonsillare.

Nel momento in cui il quadro clinico viene compromesso dal progredire dell’infezione, l’ISS avverte che possono insorgere anche “edema del volto e del collo, difficoltà respiratorie, versamento pleurico e pericardico, proteinuria (elevata concentrazione di proteine nelle urine), encefalopatia, sanguinamento delle mucose”. Inoltre, possono insorgere anche ipotensione e shock, vertigini, perdita dell’udito e acufeni.

Nell’80% dei casi, la Febbre di Lassa è asintomatica o presenta sintomatologia lieve. Il tasso di mortalità è di circa l’1% ma può raggiungere il 20% se i casi non vengono trattati. La mortalità è maggiore nel caso di donne in gravidanzao di donne che hanno appena partorito.

La guarigione dei pazienti infettati si verifica in un arco temporale compreso tra i 7 e i 31 giorni.

Trasmissione, possibilità di contagio dall’Inghilterra all’Italia e come si cura

La Febbre di Lassa viene scatenata da un arenavirus noto come virus Lassa o Lassa mammarenavirus. L’infezione viene contratta nel momento in cui una persona entra in contatto con feci, urine o saliva di roditore. I principali veicoli della malattia, infatti, sono i topi della gategoria Mastomys come M. natalensis e M. erythroleucus, il topo pigmeo Mus baoulei oppure Hylomyscus pamfi.

A questo proposito, l’ISS ha spiegato: “In alcuni casi, dopo la trasmissione accidentale, può avvenire la trasmissione da uomo a uomo, per contatto diretto con sangue, tessuti, secrezioni o escreti di persone infette, soprattutto in ambito familiare e nosocomiale”.

Per prevenire l’infezione e il contagio interumano, i manuali MSD consigliano utilizzare dispositivi di protezione individuale (DPI) come visiere, mascherine, guanti e occhiali protettivi.

Per quanto riguarda la cura della malattia, il trattamento principale prevede l’uso dell’antivirale ribavirina che è capace di abbattere il rischio di mortalità se somministrato nella fase precoce dell’infezione.