Femminicidio, arriva un nuovo reato ma non si affronta davvero il problema

La Camera voterà oggi il ddl che introduce il reato di femminicidio, ma si tratta di un testo vuoto che non affronta davvero il problema.

Femminicidio, arriva un nuovo reato ma non si affronta davvero il problema

Oggi in  Aula a Montecitorio, per lapprovazione definitiva, il provvedimento che introduce nel Codice penale lart. 577-bis, delitto di femminicidio, e prevede lergastolo quando lomicidio di una donna sia commesso per discriminazione di genere, odio o per reprimere la libertà della vittima. Verrebbe da dire in prima battuta che si tratta di un successo in termini di civiltà e tutela delle vittime di violenza di genere, ma uno sguardo più attento scorgerà una manifesta esibizione di severità – rigorosamente a invarianza economica – che non affronta la matrice di un fenomeno che richiede con urgenza una sensibilizzazione culturale a partire dalla scuola.

La dimensione securitaria e sovranista del ministro Valditara, dal ripristino del voto in condotta alle sanzioni per reprimere il dissenso, vince su quella educativa. Solo di qualche settimana fa la retromarcia della Lega, proprio sul ddl Valditara, che ritira il tanto discusso emendamento (sostenuto anche dagli alleati di governo) contenente il divieto dell’educazione all’affettività nelle scuole secondarie di primo grado. Oggi, stando alla nuova versione, l’opportunità formativa dovrebbe essere subordinata al consenso genitoriale.

Viene allora da chiedersi: se il germe della violenza è proprio entro le mura domestiche, come può il minore abbracciare una visione fondata sul pieno  rispetto della persona e sul riconoscimento della parità di genere? E se i giovani sono il nostro futuro, che Paese stiamo costruendo?  La violenza sulle donne, come ci dicono i dati, è nelle sue molteplici declinazioni spesso praticata proprio dal partner e comporta nel caso della presenza di figli il dramma della violenza assistita, i cui danni si manifestano anche in età adulta, spesso attraverso la reiterazione di comportamenti maltrattanti. Insomma, un circolo vizioso che la politica avrebbe il dovere di interrompere con azioni concrete.

Ma, evidentemente, per il governo è più alto il rischio che la prevenzione culturale nasconda il rischio della promozione della teoria gender, come illustri esponenti della maggioranza hanno dichiarato. E allora bene sventolare bandierine che non prevedano investimenti concreti sul fronte economico-culturale fingendo che le cose cambino, senza creare le condizioni affinché cambino davvero.