Fenu: “Da Giorgetti solo menzogne. I trucchi contabili hanno le gambe corte”

Parla Emiliano Fenu (M5S): "Quello delle destre non è Fisco amico ma Fisco degli amici. Sono tornate le ricette di Tremonti".

Fenu: “Da Giorgetti solo menzogne. I trucchi contabili hanno le gambe corte”

Emiliano Fenu, capogruppo M5S in commissione Finanze della Camera, con l’ultimo decreto approvato martedì è stato eliminato ogni tipo di sconto in fattura e cessione del credito per tutte le tipologie che ancora lo prevedevano, non solo per il Superbonus. Che ne pensa?
“Penso sia un disperato tentativo di Giancarlo Giorgetti di coprire i suoi errori economici e contabili. L’azzeramento della crescita, a cui questo Governo ha costretto il Paese, e il grave errore nella classificazione contabile come ‘pagabili’ dei crediti d’imposta da Superbonus, hanno fatto schizzare il deficit/Pil del 2023, esponendo l’Italia al rischio di una Manovra correttiva lacrime e sangue. La colpa è unicamente delle scelte di Giorgetti, non del Superbonus”.

Persino gli amministratori di destra come il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, e il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, chiedono di mantenere gli incentivi previsti per i bonus edilizi nelle aree colpite dai terremoti per non compromettere i processi di rinascita in atto.
“Beh, mi auguro che questi amministratori di centrodestra abbiano il coraggio di protestare fino in fondo e di non piegarsi alla ragion di poltrona. In linea generale è arcinoto che tutti e tre i partiti dell’attuale maggioranza di Centrodestra nella scorsa legislatura fossero grandi tifosi del Superbonus, come dimostrano le valanghe di atti parlamentari ed emendamenti con cui si voleva estendere e potenziare l’agevolazione”.

Cosa intende dire quando afferma che il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, ha detto bugie smentite dall’Eurostat?
“Rispondendo a una nostra interrogazione, Giorgetti ha detto una doppia menzogna. La prima, quando ha detto che la classificazione dei crediti d’imposta sarebbe decisa in autonomia da Eurostat e Istat, mentre documenti pubblici Eurostat chiariscono il ruolo incisivo e decisivo del ministero dell’Economia; la seconda, quando ha detto che il Governo aspetta una decisione definitiva di Eurostat entro giugno sulla classificazione dei crediti d’imposta, mentre è Eurostat, in una lettera del settembre 2023, ad aver chiesto all’Italia di fornire ulteriori dettagli entro il giugno prossimo”.

Le politiche delle destre sono state fallimentari, ripete il M5S. Quali indicatori per lei sono più evidenti per certificare il flop?
“Abbiamo l’imbarazzo della scelta. Un Paese cresciuto dell’8,3% nel 2021 e del 4% nel 2022 oggi si ritrova con un misero +0,9% appena archiviato nel 2023. Siamo a 12 mesi consecutivi di crollo della produzione industriale. L’Istat certifica il calo dei consumi delle famiglie, il calo del loro potere d’acquisto, l’aumento della povertà assoluta, il calo degli investimenti delle imprese. In tutto questo il Governo si è pure fatto rifilare da Germania e Francia un Patto di stabilità che ci condannerà a tagli e nuove tasse tra i 12 e i 20 miliardi l’anno, come ha stimato l’Istituto Bruegel”.

I dati ultimi dell’Istat certificano una crescita delle famiglie povere. La povertà dilaga anche tra quelle in cui c’è una persona di riferimento che lavora.
“Non per niente il Movimento Cinque Stelle da tempo ha lanciato l’allarme del lavoro povero e conduce la battaglia per l’introduzione del salario minimo legale. Meloni si vanta tanto dell’aumento degli occupati, ma si guarda bene dal commentare perché questo aumento si sovrappone a una crescita zero”.

Dal Mps alle Poste. Che pensa del piano di privatizzazioni del governo?
“Il peggio possibile, visto che le privatizzazioni, con il feticcio dell’avanzo primario e la precarizzazione del lavoro, sono i pilastri storici dell’austerità. Peraltro sono un’operazione a perdere, come peraltro non ha nemmeno nascosto Giorgetti in audizione, perché per ottenere pochi spiccioli e subito si crea un danno al Paese privandolo di risorse in termini di dividendi che non saranno più incassati. La lezione del 1992 non è servita: le privatizzazioni non hanno abbassato il debito pubblico ma hanno solo impoverito il Paese”.

La crisi dell’ex Ilva e poi quella dell’automotive, scontiamo l’assenza di una politica industriale?
“L’Istat ha certificato un calo della produzione industriale nel 2023 del 2,5%. Abbiamo inanellato 12 mesi consecutivi di calo su base annua. Non mi pare serva aggiungere altro. E’ un Governo che non ha uno straccio di idea di politica industriale e di investimento”.

Riforma fiscale. Che ne pensa della filosofia che le destre spacciano come fisco amico?
“Non è un Fisco amico ma un Fisco degli amici. Mentre là fuori il mondo si evolve alla velocità della luce, con gli impatti imprevedibili dell’intelligenza artificiale e lo strapotere delle piattaforme web, il Governo ripropone strumenti arrugginiti come la flat tax o il concordato preventivo biennale, esattamente le stesse ricette dell’ex ministro Giulio Tremonti dei primi anni 2000”.