Ferita a Kabul, Barbara De Anna non ce l’ha fatta. È morta la funzionaria italiana dell’Onu vittima di un attentato a maggio. I talebani avevano colpito un’area della capitale densa di hotel, ospedali e commissariati

di Nicoletta Appignani

Ha lottato per quasi un mese, Barbara De Anna, la funzionaria dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ferita il 24 maggio scorso.
La 40 enne fiorentina è deceduta ieri in seguito alle gravi ferite riportate in un’attentato a Kabul ad opera dei talebani, che le aveva causato ustioni sul 90 per cento del corpo.

L’impegno umanitario
Dopo diverse esperienze nelle agenzie dell’Onu, De Anna era arrivata nell’ottobre 2010 a Herat, in Afghanistan, dove si concentra il contingente italiano. Un ufficiale tornato poco tempo fa dall’Afghanistan l’aveva descritta come una funzionaria “espertissima e molto dinamica”. “L’ho incontrata due o tre volte nel corso di alcune riunioni a Herat – aveva spiegato – la ricordo come una persona con incarichi di responsabilità che sapeva gestire bene”.
Appassionata del suo lavoro, De Anna era stata trasferita a Kabul nel 2011, per svolgere il suo lavoro di funzionaria dell’Organizzazione internazionale delle Migrazioni – la principale organizzazione intergovernativa in ambito migratorio affiliata alle Nazioni Unite – e per occuparsi del programma di rientro dei profughi.

L’attacco
Il 24 maggio scorso, una raffica di attentati, esplosioni e sparatorie si erano verificate nel quartiere di Shar-e-Naw a Kabul. Dopo varie ore di scontri, le forze della sicurezza afghana erano riuscite a ripristinare l’ordine. I talebani avevano attaccato un’area della capitale densa di ospedali, organismi di polizia afghani, sedi di organizzazioni internazionali, hotel e guest house che ospitano stranieri. Il bilancio finale era stato di 4 morti e 14 feriti, tra i quali Barbara De Anna, una dei moltissimi funzionari e cooperanti che ogni giorno rischiano la vita in Afghanistan per vincere la battaglia degli aiuti umanitari.
De Anna, rimasta gravemente ustionata in seguito all’esplosione di due granate, il giorno dopo era stata trasferita in Germania nell’ospedale militare americano di Lanstuhl. Le cure purtroppo non sono servite.