Fermata la fabbrica delle bombe. La spuntano gli ambientalisti sardi. Stop del Consiglio di Stato all’ampliamento della Rwm. Che esportava armi in Arabia poi usate nello Yemen

Stop del Consiglio di Stato all’ampliamento dello stabilimento della Rwm Italia. Che esportava armi in Arabia poi usate nello Yemen.

Fermata la fabbrica delle bombe. La spuntano gli ambientalisti sardi. Stop del Consiglio di Stato all’ampliamento della Rwm. Che esportava armi in Arabia poi usate nello Yemen

Stop alla la fabbrica di bombe Rwm Italia. A impedire che lo stabilimento sardo dove vengono fabbricati ordigni che venivano esportati anche in Arabia Saudita e che sono stati utilizzati nella guerra in Yemen sono stati problemi di carattere ambientale. Un gruppo di associazioni ambientaliste è riuscito a far valere le sue ragioni al Consiglio di Stato e i giudici hanno annullato i provvedimenti che avrebbero portato all’ampliamento della struttura di Domusnovas, a Iglesias. Una battuta d’arresto per l’azienda controllata dal gruppo tedesco Rheinmetall, la maggiore industria tedesca nel campo degli armamenti che durante la seconda guerra mondiale si occupava di equipaggiare la Wehrmacht.

IL CASO. Tre anni fa la Rwm era stata autorizzata a realizzare due nuovi reparti in località San Marco e la Regione Sardegna aveva escluso dalla valutazione d’impatto ambientale il progetto del cosiddetto Campo prove, un poligono per test esplosivi. A impugnare i provvedimenti, con un ricorso contro il Comune di Iglesias, la Regione, il Ministero dei beni culturali e la società delle armi, sono state Italia Nostra, Usb Sardegna e Assotzio consumadoris Sardigna onlus, associazioni che da tempo, insieme a quelle antimilitariste, contestano la società del gruppo tedesco, che vende armamenti alle forze armate nazionali e straniere in base a licenze di esportazione rilasciate dal Governo italiano.

Rimostranze accolte parzialmente, per quanto riguarda i 21 ampliamenti della fabbrica previsti, dal Consiglio di Stato. Per i giudici quei progetti devono essere sottoposti a Via, avendo un consistente impatto ambientale, e non si può ricorrere a un “artificioso frazionamento dei progetti” per evitare tale procedura, come previsto dalle linee guida dell’Unione europea. Palazzo Spada, alla luce di una consulenza tecnica, non ha poi escluso che lo stabilimento costituisca “un impianto chimico integrato per la produzione di esplosivi”, considerando anche che i due nuovi reparti R200 e R210 dovrebbero essere destinati a potenziare “la produzione di esplosivi militari di tipo Cast-Cured Pbx (a legante polimerico) e al caricamento di munizioni e teste in guerra con tale esplosivo”. I giudici hanno quindi stabilito che il procedimento autorizzatorio relativo ai nuovi reparti e al Campo prove 140 dovrà essere rinnovato.

TIRA E MOLLA. Nei mesi scorsi la Rwm, che ha sede legale a Ghedi, in provincia di Brescia, aveva contestato la decisione del Governo giallorosso di revocare le licenze di esportazione verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. “Si tratta di un atto che ritenevamo doveroso, un chiaro messaggio di pace che arriva dal nostro Paese. Il rispetto dei diritti umani è un impegno per noi inderogabile”, dichiarò il ministro degli esteri Luigi Di Maio. L’amministratore delegato della Rwm Italia, Fabio Sgarzi, sostenne invece che si trattava di un provvedimento “ad aziendam”, che di fatto colpiva duramente solo la sua società.

“La decisione, arrivata sul filo di lana, in un momento delicato per l’economia del Paese in piena pandemia e con un Governo dimissionario, risulta inaccettabile anche per la strumentalizzazione che se ne sta facendo a fini politici”, aggiunse. Sgarzi sostenne anche che la scelta avrebbe pesato sulle “centinaia di lavoratori del territorio e le loro famiglie”. Audito alla Camera aggiunse poi che la revoca “ha pesantemente danneggiato la credibilità dell’azienda negli interessanti mercati mediorientali”.